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Pubblicato il 13/11/2015 13:01

Scanno si infuoca con le Glorie di San Martino

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di Giulia Grilli

La leggenda narra che Martino di Tours, cavaliere di origini ungheresi, divenuto poi santo, in una giornata fredda e piovosa, attorno all'undici novembre, donò metà del proprio mantello a un mendicante affinché potesse riscaldarsi. Date le temperature rigide, anche Martino iniziò a patire il freddo, fino a quando il sole non apparve in cielo regalando un clima mite, insolito per la stagione: da qui nacque quella che oggi chiamiamo l'Estate di San Martino.

 

E proprio alla vigilia di questa festività, il dieci novembre, a Scanno si ripete ormai da tempo immemore un rito che mescola le tradizioni religiose a quelle pagane: le Glorie di San Martino.

 

Tre grandi torri di legna, ceppi e foglie vengono innalzate al cielo sulle tre alture che circondano Scanno, La Plaia, Cardella e San Martino, e che danno origine a una vera e propria tripartizione degli abitanti del paese in base alle origini familiari e alla contrada o rione di appartenenza.

 

 

 

 

 

Tutti si riversano sulle tre colline trascorrendo, da mattina a sera, una giornata in cui la spensieratezza e la giovialità riscaldano l'atmosfera fino all'arrivo del momento decisivo: l'accensione del fuoco. Un andirivieni festoso, scandito da canti, grida e schiamazzi mentre la brace arde scoppiettante per cuocere la carne e l'allegria del vino novello travolge tutti i partecipanti.

 

Quella delle Glorie sembra essere un'arte del tutto maschile, in cui gli uomini impiegano circa tre mesi per tagliare e trasportare tronchi e frasche, e per costruire le torri che raggiungono anche i venti metri di altezza. "Qui a La Plaia il capitano della Glorie è Pecchia" spiega Marco, accompagnato dalla piccola figlia Martina, per la prima volta alla festa. "E' lui che dirige tutti i lavori" afferma il papà indicando un uomo con gli occhi verdi e la barba, che incessantemente continua a preparare piccoli tronchi per i giovani che, arrampicati in cima, attendono gli ordini per poterli tirare su con le funi. "Quest'anno vinciamo noi!" spiega il barbuto signore, "Abbiamo la legna migliore, quella delle nostre querce, ed è perfettamente asciutta quindi brucerà di più ".

 

  

 

 

A questi duri lavoratori non è concesso il divertimento fino a quando la Gloria non sarà conclusa. La tacita sfida tra i rioni sprona tutti a preparare la torre più alta, che potrà bruciare più a lungo. Solo all'imbrunire, quando i piccoli focolai diventano le uniche luci nelle tenebre dei boschi, questi instancabili guerrieri partecipano alla festa aspettando con grande tensione il momento dell'accensione della propria costruzione di legno.

 

Il calore degli abitanti di questo borgo accoglie i visitatori come se fossero parte integrante della loro grande famiglia, sfamando i nuovi arrivati con formaggi, pasta, arrosticini, salsicce, dolci e bevande. E' insolito osservare come generazioni intere si ritrovino unite nello stesso giorno per condividere una festività che prepotente ha intaccato il loro dna, senza che nessuno riesca a ricordarne le origini e le motivazioni. Bambini, cani, nonni, giovani coppie d'innamorati, oggi c'è posto davvero per tutti.

 

 

 

 

Nel tardo pomeriggio, dalle ceneri ancora tiepide dei primi focolari ormai spenti, i ragazzini che hanno scorrazzato tutto il giorno tra la natura si tingono i volti di nero, nascondendosi così nel buio notturno e sognando il giorno in cui anche loro potranno costruire, con vanto e fierezza, la loro Gloria.

 

"Ogni anno ci emozioniamo come se fosse la prima volta" racconta il giovane Lorenzo, sedicenne già membro dei costruttori de La Plaia. "C'è chi urla, chi piange, e chi vede in un attimo svanire le fatiche durate mesi e mesi di dura preparazione".

 

 

 

 

Silenzio e pathos caratterizzano i minuti che anticipano l'accensione. Dalla base alla cima, ogni torre viene imbevuta di benzina affinché il fuoco esploda vigoroso, selvaggio e violento. Il lancio di una lunga pertica funge da miccia per innescare gli innesti. Sono le diciotto e trenta quando, finalmente, le tre Glorie splendono nella notte, e il cielo si riempie di faville incandescenti mentre Scanno a valle sembra un presepe illuminato.

 

La collina si tinge di rosso, e così i volti di tutti coloro che immobili osservano il fuoco divampare sempre più potente. Infine, quando i roghi sono consumati, la festa continua in paese, dove il tizzone del tronco centrale viene portato a casa delle novelle spose di ogni rione, che ricambieranno con cibi e bevande.

 

 

 

Impossibile per qualsiasi forestiero essere un semplice e passivo osservatore di tutto ciò che accade durante la vigilia di San Martino, ognuno diventa parte integrante del rito, ognuno si schiera a favore della propria Gloria. Il 10 novembre, a Scanno, diventa una giornata unica per chiunque, durante la quale i bambini giocano a fare gli adulti e gli adulti tornano un po' bambini, sognanti e ancora in grado di stupirsi di fronte alle piccole cose.

 

 

 

Foto: Giulia Grilli

© Riproduzione riservata

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