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Pubblicato il 20/11/2015 22:10

Accelerazione per il salvataggio di 4 banche, c'è Carichieti

Colpo d'acceleratore del governo sui salvataggi bancari, visto anche il poco tempo rimasto per evitare l'entrata in vigore del 'bail-in' europeo, l'Italia punta su un fondo finanziato dal sistema creditizio per affrontare l'emergenza dei quattro istituti messi in amministrazione straordinaria, per la quale serviranno almeno due miliardi di euro. Il dossier salva-banche sbarca al consiglio dei ministri di domenica, convocato formalmente per il 'taglia-decreti'. Una partita giocata quasi all'ultimo minuto prima che, dal 2016, le nuove regole europee del 'bail-in' impongano perdite per azionisti, obbligazionisti junior e titolari di depositi sopra i 100.000 euro prima di attivare risorse pubbliche nei salvataggi bancari. A finanziare la dotazione del fondo salva-banche - spiegano fonti finanziarie - sara' lo stesso sistema creditizio. Almeno nel suo primo banco di prova, quello per il salvataggio delle banche commissariate: Banca Marche, Banca popolare dell'Etruria e Lazio e delle casse diChieti e Ferrara. Anche se le regole del Meccanismo unico europeo per gestire i fallimenti bancari, da gennaio, prevedono un Fondo europeo garantito, almeno inizialmente, dai governi. Per rendere compatibile il fondo italiano con il quadro legislativo del nuovo Meccanismo unico di risoluzione bancaria targato Ue, ed evitare di incorrere nella tagliola del bail-in, secondo le fonti sarebbe necessario l'"intervento normativo" atteso dal cdm di domenica pomeriggio. In ballo c'e' anche la montagna di 200 miliardi di euro di crediti in sofferenza, per mesi oggetto di una lunga trattativa con l'Ue sul tema della bad bank. Facendo leva sulla tempistica antecedente al 'bail-in', si punta su un meccanismo che consenta di separare sofferenze o crediti deteriorati dal bilancio delle banche riuscendo comunque ad evitare le perdite ai creditori privati della banca. Resta da vedere la presa di posizione di Bruxelles su questa nuova soluzione dopo che i rilievi della Commissione Ue (che sospettava aiuti di Stato) hanno fatto accantonare l'ipotesi, circolata fino a ieri, di utilizzare il fondo di tutela dei depositi. Ma i contatti fra il Tesoro e l'Ue, intensi negli ultimi giorni, lasciano pensare che la Commissione sia stata ampiamente coinvolta. Lo stesso dossier-banche in mano al governo include il tema dei crediti d'imposta che contribuiscono, in alcuni casi significativamente e non solo in Italia, al capitale. Un meccanismo sul quale la stessa Bce ha sollevato alcune perplessita'. La Commissione europea potrebbe "censurare" il meccanismo in assenza di redditivita' futura d'impresa e il taglio dell'Ires comporta probabili svalutazioni sul capitale. Sul tavolo dell'esecutivo vi sarebbero alcune proposte: secondo fonti vicine al dossier, tuttavia, non e' certo che vengano esaminate domenica.

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