Fabio Farina, l’uomo del tempo
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Pubblicato il 03/05/2013 10:10

Fabio Farina, l’uomo del tempo

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di Giulia Grilli

Secondi, minuti e ore. Le lancette dell'orologio avanzano inesorabilmente, mentre l'uomo, impotente, osserva il passare del tempo. Ma c'è chi ha trasformato proprio il tempo in lavoro, arte e artigianalità: Fabio Farina, professione orologiaio. Ha una piccola bottega nel centro di Pescara, in via Mazzini, e la sua attività ha origini famigliari. "Un vecchio zio, Silvio De Luca, subito dopo la guerra, alla fine degli anni '40, segnò l'inizio di questo esercizio. La sede era un'altra, ovviamente, e ci siamo trasferiti più volte. Negli anni '60 subentrò mio padre, e infine sono arrivato io" spiega il signor Farina.

Il suo è un negozio in cui il ticchettio delle lancette diventa un dolce sottofondo e i pendoli e i cucù danno il benvenuto ai clienti e ai più curiosi. Gli orologi di cui si occupa il signor Fabio non sono quelli da polso, ma quelli da arredamento, quelli che hanno alle spalle una lunga storia, gli unici che hanno fermato il tempo.

 

Perché ha scelto di occuparsi della vendita e della riparazione di questo tipo di orologi?

L'influenza famigliare è stata determinante, senza ombra di dubbio. Quando si cresce nel mulino, ci si infarina per forza, e io credo che le cose non vengano per caso. Da piccolino ero sempre con il mio papà e lo osservavo mentre riparava orologi, e rovistavo, cercavo, rompevo, curiosavo. Lui si occupava più di microrologi e aveva abbandonato quelli da arredamento sui quali, in passato, si era focalizzato mio zio. Dopo essermi diplomato presso la scuola d'arte mi sono messo subito a lavorare, grazie all' esperienza che avevo costruito ogni estate stando al fianco di mio padre. Con il tempo ho scoperto la mia passione per gli orologi grandi, forse per spirito ribelle perché quello che i genitori vogliono cancellare viene sempre rivalutato dai figli. In seguito mi sono concentrato anche sui cucù, perché sono oggetti che hanno un'origine molto antica. Vennero costruiti nella seconda metà del ‘600 e hanno un fascino particolare grazie all'uccellino che emette la voce da due soffietti con note diverse.

 

Gli orologi che sono all'interno del suo negozio sono tutti in vendita?

Si, tutti gli orologi che ho restaurato vengono venduti. Li acquisto principalmente nei mercatini, e sono fortunato che molte persone vogliono disfarsi di tali oggetti, altrimenti non saprei come reperirli. Non li compro mai funzionanti, perché mi piace ripararli e in più adoro il restauro del legno e della pietra, è la parte più divertente del lavoro. Anche i mobili che arredano il mio negozio li ho restaurati io, grazie agli insegnamenti di un signore che aveva una bottega qui vicino e con il quale avevo stretto amicizia. Passando del tempo con lui e aiutandolo ho imparato alcuni trucchi del mestiere.

 

Quali sono i clienti di questo negozio?

Appartengono a tutte le fasce di età. Molti giovani sono attratti dai cucù o sono alla riconquista dei vecchi valori e vengono qui per riportare alla memoria gli orologi dei nonni. Inseriscono nella propria abitazione degli oggetti che hanno una storia famigliare. Ovviamente vengono anche persone più anziane per riparare ciò che hanno in casa e i più piccoli incuriositi da tutti i suoni di questi orologi.


Perché questi orologi attraggono le persone?

C'è chi non sopporta assolutamente il suono del cucù o il rumore delle lancette, ma l'orologio è uno strumento avvolto dal fascino medioevale. Ogni battuta dell'ora, dei trenata o dei quindici minuti diventa un suono piacevole. Il paese di origine dei cucù è la Selva Nera, la Germania dell'Est, quella degli artigiani e delle persone miti. La bellezza di questi oggetti è ormai andata perduta: i vecchi cucù avevano l'intaglio del legno nella parte frontale fatta interamente a mano con bulini e sgorbie. Adesso le decorazioni sono fatte con il pantografo, quindi seguono una lavorazione meccanica. Le vecchie macchine interne erano grandi, gli uccellini fatti di legno e le lancette di osso lavorato, mentre oggi è tutto di plastica.

 

Nelle prossime generazioni ci saranno artigiani in grado di svolgere questo tipo di attività?

Credo che questo sia un lavoro che andrà scomparendo, gli orologi si costruiscono sempre meno e molte aziende sono già sparite. Non si investe più in un mercato che non ha futuro. Per determinati orologi da polso il discorso ovviamente è diverso e legato al brand, ma sono oggetti che non c'entrano nulla con questo settore specifico. Questa categoria di orologi si rifugia nella storia, ha una clientela di nicchia, il lato produttivo si è esaurito e resta la memoria che sopravviverà fino a quando le competenze per la manutenzione non si esauriranno. Questo è un mondo tramontato, come la moda che passa, perché cambiano gli arredamenti, il gusto e lo stile. Ci vuole la passione e la nostalgia per l'oggetto antico, altrimenti non ha senso.

 

Cos'è per lei il tempo?

Il tempo a volte è un tormento, è tiranno, selvaggio perché il rumore dei suoi passi non si sente, ma lascia il segno. È nemico dell'uomo perché strappa via i denti e si riprende indietro tutto. Ma il regalo più bello del tempo è che dopo la tempesta c'è sempre le quiete.

 

 

 

 

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