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Pubblicato il 29/11/2012 17:05

La festa della Romania si celebra in Abruzzo

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di Antonio Alfredo Varrasso

Anche in Abruzzo celebriamo una festa dei Romeni nella circostanza della festa Nazionale di Romania, il 1° dicembre a Città Sant'Angelo, presso il ristorante Ekk. Dai dati Istat del 2011 si ha che ben 22.385 (il 27,06% degli stranieri presenti) cittadini romeni risiedono nella nostra regione. Cifra orientata per difetto e sicuramente in crescita per il 2012. Ma non è solo di dato, diciamo, demografico quello che 'legittima' il confronto così ravvicinato - attraverso la festa Nazionale - tra Romeni ed Abruzzesi. Esiste anche una realtà abruzzese in Romania, all'interno della galassia italiana, che, oramai, da un ventennio opera nel paese balcanico e che moralmente eredita la storia di una migrazione di italiani in Romania, che data dai primi decenni dell'Ottocento! Ben inteso, però, realtà 'migratorie' diverse e diversissime e che, comunque, oramai sostanziano un rapporto oserei dire di reciproca integrazione culturale senza precedenti tra queste due sponde della 'latinità' in Europa.

Gioverà, tuttavia, sempre ricordare che qui, da noi, in Italia ed in Abruzzo, il confronto, sociale e culturale, con i Romeni avviene nell'alveo del movimento immigratorio e questo con tutto il peso che, di per sé, l'esperienza dell'emigrante si porta addosso, un po' come avvenne, proprio a noi abruzzesi, nei decenni del dopoguerra.

 I Romeni, per quanto ne sappia, non amano chiamarsi 'Romeni nel Mondo', quasi a mistificare una realtà sociale, economica, culturale che lì vede, si, interpreti attivi del rinnovamento del loro Paese (soprattutto con le loro rimesse economiche), ma, come dicevo, con tutto il peso, umano e psicologico, di un distacco lacerante dalla 'madre Patria'. Perciò l'evento della Festa Nazionale, ricordato e celebrato all'estero, è qualcosa di più di un 'dovere della memoria'. E' un gesto profondamente identitario!

 Questa Festa venne introdotta in Romania nel lontano 1990 dal governo diretto dal Fronte di Salvezza  Nazionale, costituitosi proprio nel 1989, all'epoca della 'rivoluzione-colpo di stato' che rovesciò il regime di Ceausescu.

 Essa ha per sfondo storico un evento fondamentale nella storia della Romania che, per quanto celebrato e descritto anche durante gli anni del regime comunista, non venne, tuttavia, indicato a simbolo della idea stessa di stato-nazione romena, proprio a livello di Festa Nazionale.

 Si tratta della unione della Transilvania al regno di Romania, sanzionata da un evento importante, che varrebbe la pena di narrare, attraverso la grande assemblea plebiscitaria della città di Alba Iulia (Karlsburg per gli Asburgo). del 1° dicembre 1918, proprio nel mentre terminava 'il grande macello' della guerra mondiale e non ancora si dava mano ai successivi trattati di pace. In questo modo la lunga marcia della nazionalità romena, più che del nazionalismo, raggiungeva una tappa fondamentale nel cammino verso la sostanziale indipendenza, dopo il primo riconoscimento del 'regat' romeno del 1859, attraverso l'unione 'personale' dei principati di Moldavia e di Valacchia nella persona di Alexandru Ioan Cuza, auspice e garante Napoleone III!  Nel 1978, con il congresso di Berlino, veniva formalmente riconosciuta l'indipendenza del regno di Romania, al quale, come dicevo, nel 1918, si univa la Transilvania; unione che costituisce il prodromo immediato della costituzione di quella che fu chiamata la Grande Romania, comprendente, in particolare, anche la Bessarabia.  Gli eventi del 1918 si collocano pertanto sullo sfondo del grande rivolgimento prodotto dalla 'dissoluzione' dell'impero autro-ungarico, nonché dalla formazione di una Ungheria indipendente e fortemente ridimensionata sul piano politico e militare e che proprio in quegli anni esperimentava l' 'avventura' bolscevica di Bela Kun, prontamente ridimensionata dall'Intesa, vittoriosa nel conflitto mondiale e non senza lo stesso intervento dell'esercito romeno.

 Ma l'iniziativa di Alba Iulia, che coglieva appunto tutte le opportunità politiche del momento, ha di per sé, oltre che un secolare retroterra politico e culturale, un forte significato democratico proprio sul piano interno, ispirato, si direbbe, ancora ai grandi ideali del 1848 europeo,  nella stessa gestione del problema delle minoranze nazionali, che si pose da subito alla Romania.

 La Dichiarazione unionista prevedeva l'instaurazione di un regime democratico, con suffragio universale, la riforma agraria, la libertà e la parità di diritti per tutti i cittadini del paese ed una legislazione speciale per gli operai. Non solo! Al sostanziale rispetto di tutte le 'nazionalità' si univa l'equa giustizia e piena autonoma libertà confessionale per tutte le religioni. E va ricordato quanto fosse avanzato il progetto unionista, esplicitato anche nel cap. 3 della Dichiarazione: "Piena attuazione di un regime realmente democratico in tutti i settori della vita pubblica della vita pubblica tran silvana. Voto universale, diretto, uguale, segreto, per comuni, proporzionale per i due sessi a partire da 21 anni', nonché la piena libertà di stampa, associazione, riunione, propaganda per tutti i pensieri umani. Tutte queste grandi aspirazioni e altre ancora l'Assemblea le consegnava alle conferenze di pace. E, con una particolare visione europea, ancora tremendamente attuale, aggiungerei: " L'Assemblea  nazionale esprime il desiderio che la conferenza della pace realizzi la comunione delle nazioni libere, in modo che la giustizia e la libertà siano assicurate in modo uguale verso tutte le nazioni, grandi e piccole, e nel futuro la guerra sia eliminata dai mezzi per regolare i rapporti internazionali". Come non vedere qui delineato un principio ed un valore antibellicisti che la Costituzione della Repubblica Italiana, di par suo, sanzionava dopo il flagello delle seconda guerra mondiale!

Quella che seguì ad Alba Iulia fu una Romania molto diversa, ivi compreso durante il  quarantennio totalitario comunista e non a caso l'introduzione di questa Festa Nazionale, nel 1990, come si è detto, faceva riflettere un intellettuale democratico romeno, Radu Popa, che, proprio da storico, avvertiva di non 'sopravvalutare gli eventi storici che hanno un significato nazionale e che rischiano di compromettere il progresso della democratizzazione'. Gli faceva eco  il linguista ungherese di Transilvania, Sandor Szilagyi, consigliando gli Ungheresi di essere capaci di 'comprendere la fierezza dei Romeni' e ai Romeni di celebrare la festa nazionale 'facendo prova di empatia verso i Magiari, presso i quali questa data suscita sentimenti di rivincita'. Ma se la 'nazionalità' unisce ed il 'nazionalismo' oppone, allora ricordare Alba Iulia, con i nostri 'fratelli di sangue' Romeni, anche per noi significa ripercorrere una tappa del rinnovamento democratico d'Europa, nello spirito di quella 'primavera dei popoli' che fu il 1848, anche in Romania, e che  segnò l'orizzonte, se si vuole romantico e concreto, delle lotte per la libertà e l'indipendenza dei nostri Stati nazionali. L'amicizia e la solidarietà che manifestiamo al Popolo Romeno è anche il colore, se vogliamo, del desiderio, veramente comune, di un Europa dei Popoli, e della cultura.

 

 

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