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Pubblicato il 03/12/2013 10:10

Il sogno di Adamo Di Loreto, fotografo per scelta

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Mollare tutto, uno stipendio fisso per un posto di lavoro sicuro, inseguire un sogno e raggiungerlo. Questa la sintesi degli ultimi anni di Adamo Di Loreto, 37 anni, fotografo di Silvi che ha vinto l'ottava edizione del contest fotografico della rivista National Geographic Italia, nella categoria "Gente e Popoli" (lo scatto vincente è quello inserito nell'articolo). La foto è stata scattata il 16 marzo 2013 nell'aula Nervi, a Città del Vaticano, quando il neoeletto Papa Francesco ricevette 5.600 rappresentanti dei media nazionali e internazionali. Lo scatto sarà pubblicato sul mese di dicembre di National Geographic e da marzo Adamo Di Loreto potrà seguire uno stage di tre mesi nella redazione di Milano. 

Questo è il presente, la storia parla invece di un figlio della prima generazione di emigranti italiani del dopoguerra. Adamo Di Loreto nasce in Germania, a Colonia, il 28 Maggio 1975, ma tutta la mia formazione scolastica avviene in Italia.

«Durante tutti gli anni scolastici ho coltivato da sempre la mia passione per i fumetti, la lettura dei classici dell'avventura e il disegno a mano. Quest'ultimo è stata la mia più grande passione di sempre. Mi ha spinto ad esplorare diversi mondi e modi comunicativi. Le arti grafiche mi hanno permesso di avvicinarmi pian piano ai racconti di storie quotidiane tramite i fumetti. Finiti gli studi ho avuto la fortuna di poter lavorare per oltre 15 anni in una nota multinazionale locale, la Fater. Qui ho avuto modo di riprendere gli studi ed iscrivermi all'Accademia delle Belle Arti. Durante questi studi e con l'avvento del digitale ho avuto il primo approccio alla fotografia. Di li a poco ho acquistato la mia prima reflex, tenerla in mano mi dava un senso di disagio».

Lentamente però questa sensazione viene meno, Adamo Di Loreto si accorge che molte nozioni del disegno acquisite nel tempo potevano essere estese dalla matita alla macchina fotografica. «In pratica ho sempre cercato di realizzare la composizione migliore pensandola in anticipo. Anche oggi, difficilmente scatto a tutto quello che mi passa davanti agli occhi. Ogni scatto deve avere un motivo».

Parallelamente alla crescita costante delle mie passioni, Adamo  si pone delle domande. «Mi sono chiesto come mi sarei visto fra 30 e 40 anni se non avessi osato a provare a vivere per ciò che amo fare dalla mattina alla sera, 24 ore su 24 e vivere con la fotografia di documeto. Così ho deciso di investire su me stesso. Ho lasciato un posto d'oro da impiegato a tempo indeterminato con stipendio fisso, e benefit, per buttarmi a pesce in un settore totalmente in recessione e inflazionato. Chiuso il capitolo Fater ho fatto e continuo nella gavetta editoriale. Mi sono iscritto all'ordine dei Giornalisti e ho stretto collaborazioni con diverse agenzie italiane ed estere».


Da quanto tempo hai iniziato a dedicarti in maniera professionale alla fotografia?
Su questa domanda un po' mi vergogno, perché vengo dal disegno. Mi sono avvicinato alla foto da pochi anni è tuttora ho sempre un approccio molto meticoloso, scrupoloso e metodico in tutto ciò che produco. Non nego che in questi pochi anni ho fatto incetta di libri e riviste di grafica, fotografia, quotidiani, riviste e fumetti di ogni genere. La mia attività professionale, a livello fiscale, è iniziata nel 2010.


Avevi un posto di lavoro fisso e ben remunerato, cosa ti ha spinto a buttarti in questa avventura?
Premetto che io in Fater ci stavo benissimo. Avevo una stabilità economica, che di questi tempi non è poco. Ma, per come sono fatto io, non era tutto. Partendo dal fatto che non adoro l'ipocrisia, tanto più con me stesso, non riuscivo più a conciliare gran parte delle giornate pensando alle mie passioni e relegare a quelle pochissime ore libere la pratica della fotografia. Il problema è esploso definitivamente quando ho iniziato a non vedermi più per tutta la vita dietro ad una scrivania, ma soprattutto a forza di leggere Tiziano Terzani mi sono convinto anche io che "la vita debba essere vissuta", sempre.

Ricordi gli inizi?
L'inizio per me è il disegno, la matita. Con il tempo ho sviluppato il concetto "ogni scatto deve avere un motivo".

Hai mai pensato di abbandonare tutto?
Non credo, al momento non ci penso. Ma se si dovesse continuare con il fenomeno dilagante di regalare le foto alle redazioni pur di vedere una propria pubblicazione un po' mi fa riflette all'abbandono.

Hai già collezionato attestati importanti e vissuto esperienze all'estero, quali sono le differenze nel tuo mestiere tra l'Italia e il resto del mondo?
La mia esperienza all'estero, di concreto, è stata solo negli Stati Uniti, dove da sempre valutato per quello che valgo. Non nego che attualmente lavoro solo con la stampa estera tramite agenzie straniere anche perché le agenzie e le redazioni in Italia difficilmente rispondono alle tue e-mail, per non parlare dei telefoni che squillano all'infinito.


La foto più strana che hai fatto?
Più che strana io dire la foto che mi rincorre sempre, cioè quella che non sono riuscito a fare ma che mi crea sempre interrogativi.
Ero alle prime armi, a seguito di un'azione delle forze dell'ordine. Durante un intervento di sgombero in appartamento, all'apertura della porta di ingresso mi sono trovato davanti 17 persone, di cui 8 bambini, in condizioni estreme igenico sanitario. Alla visione di quegli occhioni sono stato assalito dal dubbio se documentare o rispettare qui bambini.

La celebrity più capricciosa visto che sei stato su molti red carpet?
Guarda, chi è abituato ai Red Carpet sa benissimo che difficilmente le celebrity possono essere capricciose. Nel momento in cui mettono piede sul tappetto sanno che saranno bersagliate da urla di richiamo, per la posa, e raffiche di flash da parte di noi fotografi. Difficilmente potrà fare capricci, anche se quest'anno Scarlett Johansson, al Festival di Venezia, è stata abbastanza fredda al PhotoCall e più disponibile al Red Carpet. Però permettimi una divagazione. Devo confessare che quest'anno a Venezia ho avuto un groppo al cuore nel fotografare il regista italiano più titolato al mondo ancora vivente: Bernardo Bertolucci.


Dove ti piacerebbe lavorare e cosa ti piacerebbe immortalare?
Per me la foto sportiva, oltre ad essere stata di grande pedagogia, rimane il mio pallino. Anche se sono poco appassionato di motori non nego la mia passione per la fotografia nella Formula Uno.

 

 

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