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Pubblicato il 04/04/2013 10:10

Molinari: la politica non si perda in chiacchiere

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L'Arcivescovo dell'Aquila parla della ricostruzione: la burocrazia è ed è stata, un calvario per la gente, ha frenato molto

Alla vigilia del quarto anniversario della tragedia del terremoto dell'Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo dell'Aquila, lancia un appello al mondo politico a mettere da parte 'battibecchi' e 'divisioni' per guardare al 'bene comune dei cittadini' e a trovare soluzioni 'ai tanti problemi ancora aperti'.

'Come chiesa - racconta monsignor Molinari  - stiamo cercando di ritessere quel tessuto e e quella comunita' che, con il sisma, ha subito pesanti lacerazioni. Le Chiese piu' belle del centro storico sono ancora tutte distrutte. La prima chiesa ricostruita e' stata quella che una volta era intitolata a S.Biagio Amiterno e oggi a S.Giuseppe artigiano. Nelle comunita' di periferia - ricorda - la vita e' ripresa abbastanza 'tranquilamente', noi speriamo di riuscire a riporte questa 'normalita' anche nel resto della citta''.

Ma, lamenta mons. Molinari, la ricostruzione sta andando a 'rilento, la burocrazia, che e', ed e' stata, un calvario per la gente, ha frenato molto. Al problema della mancanza di lavoro, gia' esistente, si e' aggiunto quello della mancanza di una casa'. Qui all'Aquila, prosegue l'alto prelato 'avevamo una splendida universita' e, dopo il sisma, molti studenti sono tornati a studiare qui, ma il problema drammatico e' la mancanza di futuro, di poter investire i propri titoli di studio nel territorio'. La mancanza di lavoro, gia' forte prima del sisma si e' acuita, 'la crisi generale che ha investito il paese qui viene sentita in modo piu' acuto'.

'Come Chiesa -prosegue l'Arcivescovo dell'Aquila - cerchiamo di fare quello che possiamo. Abbiamo avuto un grande aiuto dalla Caritas diocesane e dalla Cei, da tutta Italia, c'e' stata una commovente gara di solidarieta'. Ma dopo quattro anni e' forte la sensazione di essere dimenticati. Le ferite aperte sono ancora molte, le 309 vittime non si possono riportare in vita. A questo si aggiungono le divisioni politiche, la lentezza esasperante della burocrazia, chi cerca di guadagnarci in modo poco onesto. Tutto questo richia di far vedere tutto nero, di distruggere la speranza'.

'Io - sottolinea mons. Molinari - invito tutti ad avere speranza, a credere che la politica possa cambiare'. Quindi un appello diretto al mondo politico 'a non perdersi in chiacchiere, ad unirsi per trovare soluzioni ai problemi della gente, per cercare il bene comune dei cittadini, ad evitare estenuanti scarica barile che la gente comune, che lavora e si impegna quotidianamente fatica a capire. Bisogna rimboccarsi le maniche. Piu' che rinfacciarsi colpe passate - conclude mons. Molinari - occore vedere cosa si puo' fare adesso, con le forze che abbiamo ora'.

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