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Pubblicato il 23/04/2016 08:08

'Il caso Moro, memorie e Narrazioni' presentato a Pescara

"Moro e' stato scelto come obiettivo perche', insieme a Berlinguer, aveva compreso che la democrazia italiana era a rischio e dunque intendeva allargare la base della partecipazione democratica, ancorandola a valori condivisi, per costruire una vera democrazia dell'alternanza e per dare vita ad una via autonoma rispetto ai due blocchi contrapposti ai tempi del muro di Berlino". Cosi' il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni, oggi pomeriggio al Mediamusem di Pescara, durante la presentazione del libro "Il caso Moro, memorie e Narrazioni". "Cio' che la nostra commissione deve appurare - ha proseguito Fioroni - e' proprio perche' fu scelto lui, perche' fu ucciso e perche' non fu liberato"

"Un fonogramma dell'agente del Sismi Stefano Giovannone annuncio' 20 giorni prima del rapimento di Moro che ci sarebbe stato un attentato terroristico in Italia". Cosi' il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni, oggi pomeriggio al Mediamusem di Pescara, durante la presentazione del libro 'Il caso Moro, memorie e Narrazioni'. Giovannone e' lo 007 del Sismi al centro, negli anni Settanta e Ottanta della ragnatela di interessi segreti italiani nel Medio Oriente e i cui rapporti, legati al caso Ustica e al cosiddetto Lodo Moro, sono coperti da segreto. "C'e' da chiedersi quali provvedimenti furono presi in seguito a quel fonogramma - ha proseguito Fioroni - e anche come mai Moro chiamo' il capo della Polizia pochi giorni prima di essere rapito. La risposta - ha rimarcato il presidente della commissione d'inchiesta - e' che probabilmente aveva la sensazione che qualcosa sarebbe successo"

 "Noi abbiamo soltanto tombato il terrorismo, ma sotto il cemento armato c'e' ancora quella parte di verita' che vogliamo sapere". Lo ha detto il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni, oggi pomeriggio al Mediamusem di Pescara, durante la presentazione del libro 'Il caso Moro, memorie e Narrazioni. "Morucci, Faranda, Moretti e gli altri brigatisti hanno detto solo una parte di verita' - ha aggiunto Fioroni -. La nostra commissione sta facendo un lavoro enorme per acquisire le parti di verita' mancanti, perche' i brigatisti erano molti di piu' e abbiamo elementi che indicano rapporti con le Raf tedesche e con la 'ndrangheta, ci sono implicazioni che riguardano i rapporti internazionali tra Italia e Palestina, e tra Italia e Israele, e ci sono ombre sul ruolo dei servizi e di alcune figure dell'eversione nera". 

"E' un libro che nasce nel brodo di coltura dell'esperienza didattica, ponendosi il problema della post-memoria, ovvero di come ricucire i fili della narrazione storica con le nuove generazioni". Cosi' l'italianista Ugo Perolino, oggi pomeriggio al Mediamusem di Pescara, ha presentato il volume 'Il caso Moro, memorie e Narrazioni', di cui e' uno dei curatori, alla presenza del presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni, degli altri due curatori del volume Leonardo Casalino e Andrea Cedola, e del consigliere comunale Marco Presutti. Un incontro promosso dalla Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura e dall'Istituto nazionale di Studi crociani. "Abbiamo compiuto una riflessione sulla narrazione del Caso Moro dal 1978 - ha proseguito Perolino - basata sullo studio delle opere di diversi scrittori, sceneggiatori e registi". Casalino e' invece uno storico che insegna all'universita' di Grenoble. "Insegnare ai ragazzi italiani la storia degli anni Settanta e' complicato, per via delle tante zone d'ombra e dei misteri irrisolti - ha riferito l'accademico -. Con gli attentati terroristici avvenuti in Francia nel 2015 ci sono stati maggiore partecipazione e maggiore coinvolgimento da parte degli studenti ed e' stato stimolante riflettere su come i 55 giorni di prigionia di Moro fossero mirati a distruggere un progetto politico che mirava a difendere la democrazia allargandola, mentre oggi l'idea prevalente e' quella di difendere la democrazia restringendone i confini"

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