Assolto "perche' il fatto non sussiste", dalle accuse di omissione di atti d'ufficio, interruzione di pubblico servizio e abuso d'ufficio, Maurizio Rosati, direttore dell'unita' operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Pescara. Assolti "perche' il fatto non costituisce reato", dall'accusa di peculato in concorso, lo stesso Rosati e la sua assistente Antonietta Giglio. La sentenza e' stata emessa questo pomeriggio dal gup del tribunale di Pescara, Maria Michela Di Fine, dopo che in mattinata c'erano state le repliche delle parti. Il pm Gennaro Varone, nel corso della sua requisitoria, aveva chiesto condanne a quattro anni e otto mesi di reclusione per Rosati e a dieci mesi e venti giorni per la Giglio. Il primario, difeso dall'avvocato Tommaso Marchese, era accusato di avere "indotto le sue assistite, che necessitavano di prestazioni ginecologiche, a rivolgersi a lui come medico privato, a garanzia di un rapido scorrere della lista di attesa operatoria, altrimenti impegnata per mesi, se non per anni". Rosati era inoltre accusato di aver "dimesso o fatto dimettere pazienti, bisognose di interventi, che si erano rivolte a medici diversi da lui per visite private, determinando una lista di attesa interminabile, inducendo le donne a rivolgersi a lui quale medico privato o ad altre strutture, con attese che provocavano ingiustificate sofferenze". La sua assistente era invece accusata di peculato in concorso poiche', a giudizio del pm, il primario "le avrebbe affidato il telefono mobile aziendale, a carico della Asl, affinche' ne disponesse come fosse proprio". Rosati si era difeso negando ogni addebito e in particolare l'esistenza di corsie preferenziali per i pazienti che si rivolgevano a lui co
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