In uno dei piu' importanti processi della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell'Aquila sui crolli del terremoto del 6 aprile 2009, quello di via D'Annunzio, dove morirono 13 persone, la quarta sezione penale della Corte di Cassazione questa sera ha annullato, con rinvio, la sentenza d'Appello nei confronti dell'unico imputato, l' ingegnere Fabrizio Cimino. Cimino e' accusato di omicidio colposo plurimo per una condotta omissiva in relazione ai restauri del palazzo svolti nel 2002 e, in particolare, perche' nel corso dei lavori che ha diretto non avrebbe notato palesi criticita' del palazzo, edificato nel 1961. A Cimino, dopo una prima condanna in tribunale a 3 anni di reclusione, giunta il 20 febbraio 2014, la Corte d'Appello aquilana aveva ridotto la pena a 1 anno e 10 mesi il 23 settembre 2015. Ma alla luce della sentenza della Cassazione, il processo di secondo grado dovra' essere ricelebrato da un'altra Corte d'Appello, quella competente di Perugia, che dovra' procedere a un nuovo esame dei fatti sulla scorta delle motivazioni che verranno fornite nei prossimi mesi dalla Suprema Corte. "La Cassazione si e' calata nel problema che ho sollevato con il ricorso e ha capito che forse un approfondimento di altra natura era necessario - afferma l'avvocato Stefano Rossi, legale di Cimino - non sappiamo anche perche' ma debbo supporre che sia sulla motivazione dell'Appello. Se i giudici di Perugia riterranno che non si possa motivare diversamente, il processo si concluderà". L'annullamento, tra l'altro, pone anche questo procedimento a rischio di estinzione del reato per prescrizione, fissata il 6 ottobre prossimo, a 7 anni e 6 mesi dal sisma, come tutti i filoni per i crolli: difficilmente si riuscira' a rifare il processo entro quella data.
© Riproduzione riservata
Utenti connessi: 1
Condividi: