La Procura di Teramo, nei giorni scorsi, ha chiesto il rinvio a giudizio per estorsione e uso di atto falso dell'ex direttore generale della Banca di Teramo, Roberto Profeta. Per gli inquirenti, in qualita' di allora direttore generale dell'Istituto, avrebbe costretto un imprenditore teramano ad acquistare azioni della banca per circa 60 mila euro a nome di moglie e figli prospettandogli, in caso di rifiuto, "il mancato pagamento dell'importo dovuto dalla banca di Teramo alla ditta Electric Power srl per lavori in corso ed il mancato rinnovo dell'autorizzazione degli scoperti sui conti correnti intrattenuti con l'istituto di credito con la stessa azienda" di cui erano titolari la moglie e uno dei figli e della A2 Impianti srl (i cui soci erano i due figli). La Procura gli contesta anche di aver costretto l'uomo, sempre dietro la minaccia del mancato pagamento di alcuni lavori effettuati e del mancato rinnovo dell'autorizzazione sugli scoperti sui conti correnti della Electric Power srl e della A2 Impianti srl "ad acquistare dieci tessere di abbonamento del Teramo calcio - cinque delle quali mai consegnategli- e due del Teramo basket - mai consegnategli", a versare somme in denaro a titolo di sponsorizzazione in favore "dell'Associazione polisportiva Amicacci" e di associazioni culturali e per l' acquisto di "quadri mai consegnatigli". Inoltre, da qui l'accusa di atto falso, avrebbe fatto uso della domanda di ammissione a socio "recante la sottoscrizione apocrifa" del legale rappresentante della A impianti srl sottoponendola all' approvazione del cda della Banca. A far partire le indagini era stata una denuncia querela della presunta vittima e di uno dei figli, entrambi rappresentanti dall'avvocato Gianni Falconi.
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