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Pubblicato il 24/10/2016 17:05

Chieti, fa discutere la nomina di Testa alla Procura

Non è ancora arrivata al plenum del Csm la pratica per la nomina direttiva per la procura di Chieti, ma la delibera che la Quinta Commissione di Palazzo dei Marescialli ha votato all'unanimità (con un solo astenuto) sta già creando non poche discussioni tra una parte di magistrati e tanti mal di pancia. A sollevare le proteste di una parte delle toghe è la scelta della Quinta Commissione di proporre Francesco Testa quale procuratore della Repubblica di Chieti. I primi a manifestare "perplessità" sono stati proprio i futuri colleghi di Testa, i magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Chieti che hanno preso carta e penna e hanno inviato una lettera al capo dello Stato, Sergio Mattarella, in qualità di Presidente del Csm, al vicepresidente, Giovanni Legnini, e alla Quinta Commissione. Nella missiva si sottolinea come Testa, magistrato dal 1997, abbia "un'anzianità che nel nostro ufficio, allo stato, non gli avrebbe consentito di ricoprire nemmeno il ruolo di procuratore della Repubblica facente funzioni" mentre sono state tralasciate "le candidature di ventuno dei ventitrè aspiranti alle funzioni di Procuratore della Repubblica e tra essi colleghi che vantano una consolidata esperienza, anche di dirigenza, oltre che di conoscenza del territorio". 

Le toghe in servizio a Chieti auspicano "che sia data da subito massima trasparenza ai criteri adottati in relazione alle note caratteristiche del candidato proposto e alle ragioni in virtù delle quali, non siano state considerati candidati ben più esperti, anche nel settore della dirigenza". Non solo, ma Testa ha esercitato "le funzioni giudiziarie per meno di 15 anni", è stato "fuori ruolo dal 2012 ad oggi" e "non ha conoscenza del territorio" e solo poco tempo fa "era stato proposto come procuratore aggiunto all'Ufficio di Genova e poi revocato proprio a seguito ad osservazioni e perplessità analoghe a quelle che si ripetono oggi, formulate all'epoca dai sostituti della Procura di Genova", aggiungono i magistrati di Chieti. Nella discussione è intervenuta anche la corrente Autonomia & Indipdenza che fa capo al presidente dell'Anm, Piercamillo Davigo, che ha sottolineato in una nota come "in quest'ultimo caso, la scelta sia avvenuta sostanzialmente all'unanimità (una sola astensione), con la partecipazione di tutte le componenti togate. Che tutte insieme, quindi, continuano pervicacemente a decretare la 'morte della carriera'" dando spazio a "nomine poco trasparenti, che mortificano lo svolgimento dell'attività giudiziaria a vantaggio delle esperienze fuori ruolo"

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