Documenti falsi, procedure amministrative irregolari e mazzette per truccare appalti in un piccolo paese dell'Abruzzo interno, dove si conoscono tutti: tra le gare artefatte anche quella sulla manutenzione delle lampade votive dei cimiteri. L'operazione della polizia di L'Aquila ha riguardato il comune di Balsorano, nel cuore della Marsica: nei guai in nove, tra dipendenti pubblici, amministratori comunali e alcuni liberi professionisti e titolari d'imprese private. In particolare, ai domiciliari e' finito un tecnico comunale. I nove indagati a vario titolo devono rispondere delle ipotesi di reato di abuso di ufficio, turbata liberta' degli incanti, corruzione e falsita' ideologica. L'elaborata indagine ha fatto venire alla luce "una serie di condotte tese a sviare l'azione amministrativa a beneficio di interessi particolari, alterando gare di appalto e procedure pubbliche, falsificando documenti e assumendo accordi corruttivi". I dipendenti pubblici avrebbero formato atti amministrativi diretti a favorire i titolari delle imprese nell'assegnazione di appalti: oltre alla manutenzione delle lampade votive cimiteriali, quelli sugli incarichi di direzione lavori di completamento e riqualificazione urbana delle aree di proprieta' dell'ente comunale e la costruzione di un nuovo plesso scolastico e dismissione del preesistente, delle scuole media e materna.
"Per favorire qualcuno negli appalti non e' necessario che ci siano mazzette che pur rappresenta la fattispecie classica - spiega il capo della Squadra Mobile della Questura di L'Aquila, Gennaro Capasso - In questo caso, sono stati messi in campo con artifizi percorsi amministrativi e prodotti documenti non corretti, come ad esempio l'affidamento diretto di incarichi sotto la soglia di 40mila euro quando le spese tecniche dovevano andare a gara pubblica". La Mobile aquilana, in collaborazione con il Commissariato di Avezzano ha notificato anche altre misure, chieste dalla Procura della Repubblica di Avezzano e firmate dal Gip: tre divieti di dimora dal Comune di Balsorano, rispettivamente per due persone, all'epoca dei fatti assessore comunale e consigliere comunale, e per un imprenditore; due liberi professionisti, inoltre, sono stati raggiunti dal divieto di dimora e della sospensione dalla professione per 12 mesi.
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