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Pubblicato il 25/08/2015 09:09

Il San Salvatore dell'Aquila registra 10-12 nuovi casi l'anno di SLA

La Clinica neurologica dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila registra 10-12 nuovi casi l'anno di sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il dato e' superiore alla media nazionale, che si attesta su 5-6 casi ogni 100.000 abitanti ma e' gonfiato da una percentuale di utenti proveniente da altre province, soprattutto Teramo e regioni vicine come il Lazio. L'attrazione del reparto aquilano su altri territori viene da lontano e "si giustifica con la grande tradizione della neurologia nel corso dei decenni precedenti". Col tempo si e' strutturato un vero 'percorso' assistenziale, dalla diagnosi alle fasi terminali. Il malato di SLA, infatti, va seguito costantemente e assistito a domicilio, servizio che la Asl svolge anche utilizzando strumenti di diagnosi ad hoc, come consulenza specialistica e la radiologia domiciliare. In alcuni casi, tuttavia, e' necessario il ricovero (circa 15 l'anno), quando sopravvengono complicanze. Oltre alla clinica neurologica, che prende in carico il malato dal momento della diagnosi e lo segue lungo tutto il percorso terapeutico, sul soggetto con SLA intervengono altri servizi dell'ospedale che, tutti insieme, lavorano in sinergia. La SLA colpisce a diverse eta': persone di 40 anni ma anche di 87 ma la fascia presa di maggiormente di mira dalla malattia degenerativa e' quella tra i 50-65 anni. Secondo studi, che pero' non hanno mai avuto conferme, gli atleti di alcune discipline correrebbero rischi maggiori, secondo alcuni a causa del doping, ma piu' probabilmente a causa di traumi ripetuti subiti nel corso dell'attivita' agonistica che manifesterebbero i loro effetti negli anni successivi alla cessazione dell'attivita' sportiva. Tra i malati vi sono anche ex rugbisti. "Secondo alcuni studi", spiega il professor Marini, "i microtraumi ripetuti, legati all'attivita' agonistica, causerebbero danni al midollo provocandone microlesioni. Al momento, pero', la medicina non ha ancora suffragato con riscontri concreti queste teorie e le cause della malattia restano ignote. Le attuali terapie riescono solo a rallentare il decorso della patologia"

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