Il gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, si e' riservato di decidere in merito alla richiesta di archiviazione presentata dal pm Gennaro Varone, riguardante l'omicidio di Nicola Bucco, ucciso con tre coltellate il 14 novembre del 2012, nella sua abitazione a Pescara. Il delitto e' ancora senza un colpevole. I sospetti degli investigatori si erano inizialmente concentrati su Giuseppe Del Rosario, ex-custode del mercato di piazza Malta a Chieti e proprietario di una piccola barca al porto di Pescara, e in seguito su Emilio Massacese, fratello maggiore di Vittorio, il titolare del baretto del porto che aiutava Bucco a pagare l'affitto e che quel mercoledi' di novembre trovo' il cadavere dell'amico. Il terzo uomo sul quale si erano concentrate le indagini e' invece il marinaio tunisino, residente a Francavilla, Rafik Ben Amri. Varone aveva chiesto l'archiviazione, perche' "ogni verifica di traccia biologica che potesse legare una delle persone sospettate al luogo del delitto e' stata negativa" e inoltre "non sembra vi sia la ragionevole possibilita' di elevare ad alcuno una imputazione che possa essere ragionevolmente sostenuta in dibattimento". Nell'udienza odierna, per tutti e tre gli indagati, il pm ha confermato la richiesta di archiviazione, ponendo in particolare l'accento sulla posizione di Del Rosario, che a giudizio di Varone risulta completamente estraneo alla vicenda. L'avvocato di Massacese, Maurizio Di Lallo, ha invece presentato una memoria difensiva di cinque pagine, spiegando tra le altre cose che il suo assistito, sulla base della ricostruzione della dinamica del delitto, era troppo basso, rispetto a Bucco, per essere nelle condizioni di sferrare le coltellate che hanno raggiunto la vittima. Un elemento che e' stato subito raccolto dal legale Alberto Faccini Caroppo, che insieme all'avvocato Enrico Della Cagna assiste la famiglia Bucco, per sostenere la necessita' di un approfondimento delle indagini, "dal momento che non sono state compiute perizie specifiche in merito all'altezza potenziale dell'omicida". Piu' in generale i due legali chiedono che sia disposta "l'integrazione delle attivita' di indagine compiute" e "un'attenta verifica di aspetti che non possono essere giustificati d'ufficio semplicemente secondo parametri di verosimile convinzione".
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