Carabinieri del Ros, del reparto operativo di Teramo e del reparto informativo, dietro coordinamento della Distrettuale Antimafia dell'Aquila hanno effettuato un blitz, la scorsa notte, all'Hotel Vomano di Montorio al Vomano che ospita immigrati rifugiati. I militari hanno chiesto ed ottenuto 29 decreti di perquisizione per altrettanti immigrati, 19 dei quali avevano documenti falsi. Fatto anomalo, questo, per chi arriva in Italia, chiede ed ottiene lo status di rifugiato politico e che quindi, avevano il permesso provvisorio della questura. Per questo i carabinieri del reparto investigativo diretti dal maggiore Massimiliano Speranza De Luca e del reparto informativo del luogotenente Vincenzo D'Alto da cui e' partito l'input che ha messo in moto la macchina investigativa, vogliono accertare i reali motivi del loro arrivo in Italia. I rifugiati hanno dichiarato di essere pachistani e afgani. Nel corso della perquisizione sono stati sequestrati cellulari, documenti e fogli scritti in arabo. A coordinare l'operazione denominata "Screenshot" il procuratore della Dda aquilana Fausto Cardella e il pm Antonietta Picardi. Gli accertamenti sono tesi a capire se il gruppo volesse costituire una cellula terroristica. Hanno affidato agli uomini del reparto operativo del comando provinciale di Teramo, diretti dal maggiore Massimiliano De Luca Speranza, i decreti di perquisizione nelle camere dell'albergo di Montorio al Vomano, dove hanno sequestrato altra documentazione utile per approfondire eventuali contatti e ruoli di una parte di questi migranti entrati dalla frontiera friulana di Gorizia e assegnati a questo centro di prima accoglienza nello scorso mese di agosto. Massimo riserbo da parte del procuratore. "Stiamo approfondendo", ha detto Cardella in particolare sull'aspetto dei documenti falsi. "Sono state fatte le perquisizioni e siamo in attesa di valutarne l'esito", ha aggiunto. Mentre sull'operazione in generale ha affermato: "E' un accertamento disposto dalla procura distrettuale antiterrorismo, ha impegnato uomini della sezione anti-crimine dell'Aquila e la territoriale, tutti hanno lavorato molto bene".
La vera identita' dei rifugiati e' "scritta" nelle impronte digitali e non nei documenti di identita' e passaporto falsi (per cui i 19 sono stati denunciati per falsita' materiale commessa da privato). Le impronte hanno consentito di capire che i richiedenti asilo, tutti di eta' compresa fra i 20 ed i 30 anni, ad agosto erano stati censiti a Gorizia e mai, da allora, prima di oggi erano stati controllati.
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