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HOME » CRONACA » PROCESSO PER IL CRAC DI VILLA PINI, PARLANO I TESTIMONI DELL'ACCUSA
Pubblicato il 11/05/2016 09:09

Processo per il crac di Villa Pini, parlano i testimoni dell'accusa

Illustrati alcuni degli escamotage che sarebbero stati usati nelle dimissioni dei pazienti

E' entrato nel vivo oggi ascoltando alcuni testimoni dell'accusa, fra i quali il maresciallo del Nas di Pescara Michele Pintauro e l'ex direttore amministrativo di Villa Pini ai tempi della gestione Angelini, Giovanna D'Innocenzo, il processo dinanzi al Tribunale di Chieti nei confronti dell''imprenditore della sanita' privata Vincenzo Angelini, della moglie Anna Maria Sollecito e di un ex direttore sanitario della clinica, Sergio Frezza, la cui posizione era stata stralciata nelle scorse udienze: devono rispondere di associazione a delinquere, truffa continuata e falso, gli ultimi due reati prescritti. La vicenda da cui ha prende le mosse il processo e' quella che, secondo l'accusa, ha consentito a Villa Pini, negli anni fra il 2005 e il 2007, di espletare attivita' sanitaria non coperta da autorizzazione o accreditamento provvisorio e di effettuare prestazioni a carico del sistema sanitario nazionale per discipline non accreditate quali l'ortopedia, l'oculistica, la cardiochirurgia, la chirurgia vascolare, la cardiologia, l'otorinolaringoiatria, le malattie e i disturbi dell'apparato riproduttivo femminile. La truffa ovvero i crediti vantati in quel periodo da Villa Pini d'Abruzzo srl nei confronti della Regione e dalle Asl abruzzesi in relazione alle prestazioni diverse da quelle accreditate ammonta, sempre secondo l'accusa, a 46 milioni e 751 mila euro. L'udienza di oggi, alla quale non erano presenti gli Angelini, ha posto in risalto le criticita' che si registravano soprattutto per la parte di Villa Pini che si occupava di patologie per malati acuti e in particolare il meccanismo dei ricoveri ''ripetuti'': eclatante al riguardo il caso di un paziente, citato proprio dalla D'Innocenzo, il quale a fronte di uno o due ricoveri, aveva a suo carico 46 cartelle cliniche, maturando cosi' in capo alla casa di cura, a fronte di cartelle cliniche che si aprivano e si chiudevano, il diritto ad ottenere dalla Regione altrettanti rimborsi della Regione.

La D'Innocenzo ha raccontato di quando partecipo' ad una riunione presso la Regione in cui a Villa Pini vennero contestati l'uso improprio di discipline non accreditate e i ricoveri ''ripetuti'': ''Ne ho parlato con Angelini e la Sollecito, inizialmente hanno risposto che nessuno gli aveva detto che non si poteva fare - ha riferito la D'Innocenzo al Tribunale - Quando ho detto che stavano commettendo un reato sono stata licenziata''. Quanto alle prestazioni per le quali non vi era accreditamento uno degli escamotage sarebbe stato quello di dimettere un paziente attraverso un reparto che aveva l'accreditamento ma dopo averlo trattato in un reparto che ne era privo: per esempio, l'intervento su un occhio si modificava, nel corso del ricovero, in trattamento di riabilitazione oculistica per il quale Villa Pini era convenzionata. L'ultima udienza del processo, quando verranno sentiti altri testimoni, e poi ci saranno camera di consiglio e sentenza, e' fissata per il 20 settembre

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