Bisognerà attendere ancora qualche settimana per verificare se, dopo appena un anno, l'esperimento avviato da un piccolo comune della provincia di Chieti, Torino di Sangro, il primo e il solo in Abruzzo, che ha deciso di riservare uno spazio di appena 150 metri alla pratica del naturismo, sia stata una scelta giusta, magari da potenziare. La costa abruzzese si estende per circa 130 km e interessa tre delle quattro Province (Teramo, Pescara, Chieti) e la nicchia individuata da questo piccolo comune ha posto l'Abruzzo al pari di quelle regioni e quei territori capaci di intercettare segmenti importanti del turismo balneare legato appunto alla pratica del naturismo. L'Abruzzo è arrivato con molto ritardo a legiferare in questa materia. Solamente sul finire dell'estate del 2013 la Regione Abruzzo aveva deciso di mettere mano a una disciplina organica per la valorizzazione del turismo naturista quando fu avviata una proposta bipartisan promossa Riccardo Chiavaroli (Fi) ( ex radicale) ma sottoscritta anche da Acerbo (Rc), Costantini (Idv), D'Alessandro (Pd), Nasuti e Giuliante (Pdl) e una delle due donne che allora componevano l'Assemblea regionale,Marinella Sclocco (Pd) oggi assessore alle politiche sociali approdò in Aula e dopo un iter abbastanza veloce, tra non poche diffidenze e scetticismi dell'opinione pubblica, trovò il successo sperato.
Secondo i presentatori della legge ''il fenomeno sociale e turistico della pratica del naturismo, per il positivo indotto economico che oltretutto ne deriva, merita attenzione e va disciplinato con norme chiare, consentendone la pratica in zone ben individuate, segnalate e non aperte al pubblico generalista, per il rispetto reciproco dei comportamenti e delle sensibilità di ciascuno, e anche per evitare fenomeni isolati che spesso creano incomprensioni e contrasti''. A sostegno dell'iniziativa promotori della legge affermavano che ''l'Italia, a differenza di molti altri Stati europei, non ha ancora una legge nazionale che riconosca e tuteli il naturismo, ma alcune regioni hanno già cominciato invece a legiferare con lungimiranza in tal senso''. Come è noto, il naturismo, secondo coloro che praticano tale attività, rappresenta un modo sano e naturale di vivere nel rispetto del proprio corpo, avendo cura della propria salute e apprezzando il contatto con gli elementi naturali privo di artificiosità e di convenzioni sociali. In Europa le strutture ricettive per naturisti (spiagge, villaggi-vacanze e campeggi) sono attualmente concentrate soprattutto in Francia, Spagna, Croazia, Germania, Olanda, Belgio, Danimarca.
"In questi Stati - affermavano i sottoscrittori della legge - il naturismo contribuisce in maniera significativa al bilancio annuale del settore turismo''. Secondo i consiglieri regionali che hanno promosso la norma (seguendo le indicazioni dell'Anab-Associazione Naturista Abruzzese e le linee guida utilizzate per leggi similari già approvate in Emilia Romagna ed in alcuni comuni italiani) ''questo significativo segmento turistico, potrebbe interessare anche l'Abruzzo". "Attualmente - dicono - i tanti turisti europei che giungono in Italia in vacanza e che praticano il naturismo, devono necessariamente recarsi in poche spiagge (situate soprattutto nella zona dell'Emilia Romagna e del Gargano) mentre, se anche l'Abruzzo si renderà disponibile, la nostra regione diventerebbe un nuovo polo attrattivo turistico per i naturisti di tutta l'Europa, il che rappresenterebbe un ulteriore sviluppo economico per un territorio che sempre più aspira ad una piena vocazione con offerte diversificate''. Ma finora quelle speranze contenute nella normativa non hanno trovato ancora riscontro.
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