Numerati, appesi uno affianco all'altro e tenuti a temperatura per consentirne la conservazione: sono oltre 5.000 paia di jeans rappresentanti di tutte le epoche di qualsiasi parte del mondo raccolti in una sorta di 'museo' creato ad hoc in Val Vibrata, del Teramano, conosciuta come la 'denim-valley', dove tutto ruota intorno alla fabbricazione dei jeans e dove tutto il mondo della moda arriva per fare ricerca e produzione. La sala e' enorme e i jeans sono appesi in file ordinate con dei ganci, tanto che l'area e' chiamata 'macelleria'.
"A ogni 'filare' - spiega l'amministratore delegato della Don the Fuller, Mauro Cianti, marchio con sede nel centro di Corropoli in provincia di Teramo - metteremo il nome delle vie della moda come via Montenapoleone o via Condotti". "Qui - aggiunge - vengono stilisti da tutto il mondo per studiare i best seller dei jeans". E tre anni fa, racconta Cianti, originario di Sulmona, in provincia dell'Aquila, da un viaggio di ricerca con ultima tappa sulla 5th avenue di New York, "ci si e' resi conto che non esisteva piu' sul mercato un jeans di altissima qualita' a favore di un'offerta quasi tutta proveniente dall'est del mondo. Con la voglia di mettere sul mercato un jeans di alta qualita' made in Italy, anzi made in Abruzzo, e' nato il nostro marchio".
A Sulmona e' stato creato un factory store con 4.000 capi. Per la creazione dei jeans, si parte da una sala interamente dedicata alla ricerca e ai prototipi. In una zona della fabbrica, invece, i capi, vengono posizionati sotto quelli che all'apparenza sembrerebbero dei semplici neon e invece sono lampade che riproducono la luce del sole a mezzogiorno per controllare qualita', colore e scoprire eventuali difetti. Finora la ricerca ha portato a lavaggi nella mirra, per un effetto da aromaterapia, o nel vino. Ma anche a prodotti di tendenza rivolti a un pubblico che ama lo stile Formentera. Ultima novita' della casa abruzzese e' il bottone in oro rosa.
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