L’East London di Stefania
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Pubblicato il 18/10/2012 00:12

L’East London di Stefania

East London, Stefania

di Giulia Grilli

I giovani appena laureati, normalmente, sono pieni di speranze e di ottimismo. Sognano in grande, poi si scontrano con la realtà e imparano quanto spietata sia la società, soprattutto in un periodo di crisi economica. In molti lasciano nel cassetto i sogni. Altri, i tenaci, non si arrendono e inventano nuove opportunità. Stefania Di Ghionno, trentenne pescarese, appartiene sicuramente a quest'ultima categoria. Studia Cultura e Tecnica del Costume e della Moda a Rimini e termina con un master in Marketing e Comunicazione Pubblicitaria a Bologna. Inizia a lavorare nell'ufficio marketing di un'azienda di moda, ma ben presto arrivano le offerte di stage gratuiti. Decide allora di partire per qualche mese e andare a Londra con il desiderio di migliorare il suo inglese, ma la vita, come spesso accade, cambia senza che noi potessimo immaginarlo.

Perché hai scelto di andare a Londra?

L'intento era quello di fare una breve esperienza linguistica. Sono partita nel settembre del 2007 e poi ho deciso di restare in Inghilterra. Sapevo di non poter trovare un lavoro in Italia e mi ero innamorata di Londra, così, nonostante i salti mortali fatti nel primo anno, ho deciso di vivere un'avventura quotidiana che la mia curiosità non poteva evitare. Ho scelto di creare un percorso tutto mio, per questo, nel 2010, è nato il mio brand S.D.G East London. La voglia era quella di essere indipendente e di sfruttare tutte le opportunità della città britannica. Dalla vendita di abiti vintage e handmade nei market dell'East London sono passata alla mia prima linea di sole t-shirt per produrre, in seguito, una collezione vera e propria.

Perché non hai provato a lanciare il brand in Italia?

Credi che se in Italia avessi fatto i mercatini sarebbe stata la stessa cosa? A Londra i market non sono mai in crisi e rappresentano una grande fonte economica. Ti retribuiscono quotidianamente e non hai altre persone a cui rendere conto. Eppure non è facile come sembra, devi essere certo che le tue cose piacciano e che la vendita funzioni, altrimenti diventi solo un espositore senza un soldo. Solo a Londra potevo buttarmi in un progetto del genere. Il target quotidiano è favoloso e molto vario. Ogni market ha le sue caratteristiche. Camden Town è enorme, bellissimo, ma troppo turistico. Notthing Hill è romantico e retrò, e i clienti sono più d'elite. Poi ci sono i mercatini dell'East London: Brick Lane, Upmarket e Spitalfield dove arrivano flotte di giovani dai look più trash e londinesi possibili. Attualmente ho un corner proprio a Spitalfield, che per me è il market migliore della città, ed è un negozio a tutti gli effetti. È aperto 5-6 giorni alla settimana e ho una ragazza che mi aiuta nella vendita mentre io produco i capi nello studio e curo il mio mondo on line. Distribuisco anche in alcuni negozi, tutte le novità e le richieste sono ben accette, anzi sono entusiasta quando ricevo degli ordini. Come l'ultimo che ho spedito a Pescara per il negozio Famà in via l'Aquila.

Come nasce la nuova collezione?

Ho un fornitore nell'East London che ha l'80% delle stoffe provenienti dall'Italia. Quando tocco un tessuto ho subito in mente l'idea di come potrebbe calzare una volta indossato e l'effetto che potrebbe avere. Sono le stoffe che guidano la mia creatività. Quest'anno sono impazzita per il jersey: è morbidissimo, facile da lavorare e non dev'essere stirato, è elasticizzato, comodo da indossare, accompagna e modella le forme. Da questo amore smisurato per un tessuto così versatile nasce la mia ultima collezione. Nello shop on line ho esposto tutti i capi in nero, in modo da sottolineare ed evidenziare i tagli. Su richiesta ogni pezzo è realizzabile in diversi colori. La scelta di linee semplici è un modo per spronare la mia consumatrice a decidere come accessoriarsi e arricchire i capi. Credo che la personalità che debba emergere sia quella di chi indossa l'abito. Io immagino una donna che voglia vestire comodamente, ma che abbia molta attenzione per il particolare. La collezione uomo arriverà a gennaio e comprenderà t-shirt, camicie e felpe.

Come definisci il tuo stile?

Inizialmente sono partita con le t-shirt, è stato quasi un gioco, una collezione per testare il terreno produttivo e distributivo, e ho capito che sono un accompagnamento di quello che sto producendo ora e non il veicolo portante. Il mio stile è diventato più esplicito proprio in questo 2012 in cui ho iniziato a ricercare tagli semplici, linee pulite, qualità dei tessuti. Senza ombra di dubbio il mio è uno stile casual. Punto ad offrire un buon prodotto che duri nel tempo e che non segua troppo i cambiamenti dettati dalle mode passeggere. Prendo spunto da Londra e dagli anni '80.

Perché hai deciso di aprire un blog?

Tutto è iniziato perché i miei amici dall'Italia richiedevano le mie maglie e i miei vestiti che condividevo in foto su Facebook. Così ho deciso di aprire un sito, www.sdgeastlondon.com con lo shop on line, e un blog, sdgeastlondon.blogspot.it, dove posso pubblicare post sui miei capi, artisti che mi colpiscono, foto o eventi riguardanti l'ambiente che circonda S.D.G. e interviste come questa. Mentre il sito è una scaletta aggiornata di ciò che produci ogni stagione, il blog è il veicolo più veloce per comunicare con il tuo pubblico.

Qual è il tuo rapporto con Londra?

Londra è il mio boyfriend. È con me ogni giorno, ci amiamo e discutiamo. Questa città è un treno che non si ferma mai, è ben organizzata e funzionante. E poi è imprevedibile, non puoi mai sapere cosa ti accadrà. È strano dirlo, ma ringrazio l'Italia per non avermi dato il lavoro che volevo. Oggi il 60% dei ragazzi svolge un'attività che non gli compete, metà per eredità familiari e metà come rimpiazzo per un ruolo non trovato. Il restante 40% si lamenta della busta paga o dell'organizzazione. Io sono felice di fare quello che faccio e ringrazio amici e parenti per il loro sostegno.

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