La possibilità di ottenere indennizzi e storni degli insoluti da parte delle compagnie telefoniche è ragguardevole se esistono le adeguate condizioni.
Spesso accade che gli operatori propongano, anche a mezzo di campagne pubblicitarie martellanti, offerte vantaggiose per gli utenti che però poi non si riescono a implementare.
Ecco un caso reale.
Un utente sottoscrive un contratto per la portabilità del proprio numero fisso con un nuovo operatore per 20,90 euro, Iva inclusa, per sempre. Questa offerta prevedeva telefonate illimitate verso i fissi, 500 minuti al mese verso i mobili e un telefono fisso in regalo. Una volta sottoscritto il contratto l’attivazione sarebbe dovuta arrivare nel giro di 48 ore, come assicurato dalla compagnia con un sms. Passate le 48 ore l’utente per quattro – cinque giorni prova a mettersi in contatto con la compagnia tramite i normali canali di comunicazione (numeri dedicati, siti Internet, email).
Passati dieci giorni l’utente, deluso e stanco dell’attesa, invia una raccomandata con ricevuta di ritorno per disdire il contratto (esercitando il proprio diritto di ripensamento entro i 14 giorni) e ritornare al vecchio operatore.
Ma dopo altri tre giorni il nuovo operatore telefonico (che in realtà non aveva ancora proceduto all’allaccio) emette fattura di 33,74 euro.
L’utente, allora, blocca l’addebito in conto corrente. Dopo essere rimasto per oltre un mese senza linea telefonica, si rivolge a un professionista e propone conciliazione contro l’operatore di fronte al Corecom. Chiede lo storno dell’insoluto, la cessazione del contratto e il ritiro della pratica di recupero crediti in esenzione spese e un indennizzo consistente.
Come si è conclusa questa controversia?
Con la compagnia telefonica che, in sede conciliativa, offre un indennizzo di 500 euro, lo storno dell’insoluto e delle fatture di successiva emissione (i famigerati costi di chiusura), il ritiro della pratica di recupero crediti a proprie cure e spese.
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