Servizi non richiesti, una specie di refrain, un ritornello, cioè, molto poco musicale per gli utenti delle compagnie telefoniche, vale a dire tutti. Innanzitutto, cosa sono i servizi non richiesti? Sono quegli “incidenti di percorso”, è proprio il caso di scriverlo, che accadono mentre si sta navigando su Internet tramite il proprio cellulare, sfiorando i touch screen inavvertitamente su una pubblicità, o meglio su un banner.
Oppure, ancora più frequentemente, capita di lasciare giocare i figli, i nipoti con lo smartphone e questi, senza accorgersene cliccano dove non dovrebbero. In un attimo ci si ritrova a essere abbonato a un servizio mai richiesto: dalla messaggeria vocale al meteo, dalle scommesse ai siti hot. Cosa si può fare? Innanzitutto stare attentissimi a dove si mettono le dita… Poi, se è accaduto rivolgersi a un professionista del settore e avviare una istanza per la conciliazione. Nel frattempo, però, l’Autorità garante della concorrenza ha comminato una multa complessiva per la ragguardevole cifra di 1,73 milioni a quattro operatori telefonici. Evidentemente il problema è sentito, diffuso, e spessissimo le persone non riescono comunque a difendersi da questi “abusi”. L’Autorità ha multato Telecom Italia per 583 mila euro, Vodafone e H3G per 400 mila euro ciascuno e Wind per 350 mila euro.
Perché? Perché le compagnie continuano a non richiedere un consenso esplicito da parte degli utenti per l’acquisto di servizi su Internet tramite gli smartphone. La multa milionaria (complessivamente sono un milione e 733 mila euro) arriva dopo che già a gennaio 2015 l’Antitrust aveva accertato la scorrettezza di questo tipo di “offerte”. Ma in quasi un anno le compagnie non hanno trovato un sistema adeguato per evitare questo tipo di disguido. Secondo l’ente, presieduto da Giovanni Pitruzzella, l’utente non esprime il proprio consenso ad acquistare un servizio semplicemente cliccando sul proprio telefonino.
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