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Pubblicato il 29/09/2012 07:07

Viaggio nel mondo dell'(IN)determinazione

lavoro, centro, diario, impiego

di Marcella Pace

 

Benvenuti nel mondo dell' (IN)determinazione. Da oggi anche io faccio parte di questo universo.

Sono trascorse da poco le 15, quando entro nel Centro per l'Impiego di Pescara. Qui, al terzo piano di via Passolannciano, sembra che nulla si sia fermato per la pausa pranzo. L'agitazione tra dipendenti, chi arriva, chi è in attesa e chi invece va via, è totale.

Prendo il numero 25, ma il tabellone indica ancora il numero 76. Dovrò aspettare che si arrivi a 100 e poi ricominci il giro, affinchè sia il mio turno. 

Accanto a me ci sono decine di persone. Neo mamme con bambini in braccio, altre con figli più grandicelli, già stanchi e annoiati. Mogli solerti che accompagnano i mariti disorientati e forse anche demotivati. Ragazzi carichi di buoni propositi accompagnati dai loro genitori che nutrono grandi aspettative. C'è chi è seduto sulle poltroncine in sala d'aspetto con lo sguardo perso nel vuoto, nella monotona attesa de proprio turno. Quello che forse gli restituirà un futuro. Quel turno che, incrociando le dita, gli permetterà di ricominciare a fare progetti.

Qualcun'altro si unisce ai "compagni di attesa" per compilare insieme la lunga serie di moduli, necessari per presentare le domande più varie. E tra un turno e un altro, gli impiegati si guardano sorpresi. "Oggi è il pienone", dice un dipendente, mentre un altro risponde con una punta di sinistra ironia: "Non lavora più nessuno". Chissà perchè c'è speranza intorno a me. Ma allo stesso tempo c'è tanta ansia per nascondere lo sconforto. I ragazzi, quelli più giovani, quelli che hanno appena trascorso l'estate del diploma, sono emozionati. L'iscrizione al Centro per l'Impiego rappresenta il primo passo per entrare nel mondo del lavoro e li fa sentire, forse per la prima volta, adulti. Ma poco distanti da loro ci sono quelli che il lavoro lo hanno perso da poco e oggi sono entrati in quegli uffici, per ritrovare almeno una nuova opportunità. Per rimettersi in gioco e ricostruire il futuro.

Arriva il mio turno, più rapido di quello degli altri perché la fila per iscriversi alla "long list" dei Giovani (in)determinati si fa allo sportello accoglienza. Appena mi siedo, l'impiegata si allontana dalla sua postazione, lasciandomi sola davanti alla sua scrivania. Ed ecco che si avvicina a me un signore. Ha 47 anni, è alto poco più di me e ha gli occhi di un azzurro quasi trasparente. E' esitante e mi chiede di aiutarlo a compilare la sua domanda di iscrizione, perché senza occhiali, non riesce a leggere. Ha appena finito di scrivere il suo indirizzo. Abita in via “d'annuzio" e ora con il mio aiuto cerca di compilare gli altri campi. Istruzione, anno di conseguimento, votazione. "Ma come faccio a ricordarmi in che anno ho preso la terza media?- mi chiede sorpreso-. Saranno passati 30 anni!"

L'impiegata intanto torna e mi fa consegnare la domanda d'iscrizione, il curriculum e la fotocopia di un documento d'identità. Le chiedo se lavorano sempre così tanto, ma lei mi spiega che sono due giorni di boom di disoccupati. Sono tutte nuove iscrizioni, perché in tantissimi hanno perso il loro posto prima dell'estate.

Intanto appone un timbro sulla mia domanda. Ed ecco. E'ufficiale. Sono una giovane (in)determinata.

 

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