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Pubblicato il 02/10/2013 19:07

Il galateo del turista cinese: non pulirsi il naso con le dita

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Una guida per insegnare ai turisti cinesi a non pulirsi il naso con le dita e a non mangiare rumorosamente. L'Amministrazione nazionale del turismo ha pubblicato un vero e proprio "manuale di condotta del turista civile" in cui elenca una serie di comportamenti da evitare, soprattutto per chi viaggia all'estero, con tanto di illustrazioni. E' vietato ad esempio "pulirsi il naso con le dita in pubblico, eliminare pezzetti di cibo dai denti usando le unghie, mangiare o bere rumorosamente". E ancora, "scambiare la piscina per una toilette o rubare il giubbotto di salvataggio a bordo degli aerei": "Se dovesse verificarsi un'emergenza le persone si ritroverebbero senza giubbotto di salvataggio", sottolinea il manuale. La guida, composta da 64 pagine, e' stata pubblica all'inizio della "settimana d'oro" inaugurata martedi' dalla Festa Nazionale per la fondazione della Repubblica Popolare, in cui tradizionalmente le partenze raggiungono il picco annuale. Un tentativo in extremis, suggeriscono alcuni osservatori, per salvare la faccia prima dell'imbarco verso mete estere
I cinesi detengono il primato per il turismo outboud, circa 83 milioni di viaggi nei primi sei mesi del 2013, ma alcuni episodi di vandalismo ne hanno macchiato l'immagine. Uno per tutti lo scandalo scoppiato a maggio per il ragazzino cinese che aveva inciso un graffito su un tempio di Luxor risalente a 3.500 anni fa. Uno stereotipo, quello del turismo incivile, che la seconda potenza economica al mondo deve al piu' presto scrollarsi di dosso. "La condotta di molti" turisti cinesi, aveva ammesso a maggio il vicepremier Wang Yang, "non e' qualitativamente alta. Parlano ad alta voce in pubblico, incidono caratteri cinesi sulle attrazioni turistiche o attraversano la strada col rosso, danneggiando la reputazione del Paese". Ma per i viaggiatori cinesi le novita' della settimana d'oro non finiscono qui: una nuova legge ha messo al bando le 'gite' obbligatorie nei negozi comprese negli itinerari di viaggio. Uno stratagemma che permetteva alle agenzie di offrire pacchetti a prezzi stracciati grazie ai tagli dei costi delle guide turistiche, che a loro volta si rifacevano con le commissioni offerte dai negozianti. Le deviazioni nei negozi sono diventate illegali e le agenzie, che si ritrovano a pagare di tasca loro le guide, hanno alzato in maniera sensibile i prezzi dei pacchetti. Se fino a qualche giorno da un viaggio di cinque giorni in Corea del Sud si aggirava attorno ai 4.000 yuan (482 euro) ora bisogna spenderne 7.000 (845). Per un soggiorno a Hong Kong o in Thailandia bisogna invece raddoppiare il budget dell'anno scorso. Risultato: molti cinesi hanno preferito trascorrere le ferie a casa facendo crollare del 40% le vendite dei pacchetti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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