Donne sfruttate sul luogo di lavoro, private dei loro diritti, ma soprattutto molestate e persino spesso violentate nell'ambiente lavorativo. E' questo lo sconfortante quadro che emerge da un Sondaggio sulla condizione delle operaie nella Cina meridionale. La ricerca e' stata condotta nella provincia del Guangdong (chiamata la "fabbrica della Cina" per l'enorme quantita' di fabbriche), quella con capitale Guangzhou, la ex Canton, da una organizzazione che si occupa dei diritti delle lavoratrici cinesi, la Sunflower Women Workers Centre. Lo studio e' stato effettuato interrogando operaie di diverse fabbriche del capoluogo, per lo piu' addette alle linee di produzione. Il 70% delle intervistate ha ammesso di essere stata violentata o molestata sessualmente sul posto di lavoro. Di queste il 32% ha denunciato continui palpeggiamenti da parte di colleghi e superiori, il 25% ha invece ricevuto telefonate oscene mentre al 30% sono state mostrate immagini pornografiche. Molte le donne che, a causa di queste situazioni, preferiscono lasciare il lavoro (secondo la ricerca sarebbero circa il 15%). Numerose altre invece hanno raccontato di non avere scelta, di non poter rinunciare ad un salario, sia pur modesto. In molti casi infatti si tratta di operaie ''migranti'' di donne cioe' provenienti da altre parti della Cina che per necessita' economica, si spostano a cercare lavoro e accettano quel che trovano, lasciando a casa le famiglie. A peggiorare le cose spesso e' la condizione di promiscuita' in cui vivono e lavorano. Gli operai e le operaie vivono in fabbrica, nei dormitori comuni, in situazioni che nella maggior parte dei casi non garantiscono la minima privacy. Oltre i due terzi delle donne intervistate ha detto di essere ''disgustata'' dal proprio molestatore. ''Vorrei ucciderlo - ha raccontato una delle operaie - quelli che si comportano cosi' sono persone malate e psicopatiche. Sono cosi' impaurita. Non riesco piu' a dormire e ho continui incubi. Vorrei solo scappare via''. Circa il 43% delle donne ha ammesso di soffrire in silenzio mentre il 47% ha detto di aver provato almeno una volta a opporsi. La ricerca di Sunflower Women Workers Centre contiene anche un elenco delle disposizioni normative che l'ordinamento cinese prevede a protezione delle donne. Disposizioni che pero', secondo le intervistate, non sono applicate nella maggior parte dei casi. Quasi la totalita' delle interpellate ha infatti detto che i datori di lavoro, le associazioni di categoria e persino organizzazioni come la Federazione delle donne possono fare poco per aiutarle. Diverse intervistate hanno detto che ''la fabbrica non si interessa di quello che succede loro e la polizia non ha il tempo di occuparsene''. Secondo molte delle operaie l'unico modo per cambiare, sia pure lentamente, sarebbe quello di promuovere campagne che sensibilizzino tutti sul problema, creando maggiore consapevolezza tra la gente e facendo in modo che la mentalita', specie nelle nuove generazioni, possa pian piano cambiare.
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