"Una cosa è la campagna elettorale, altro è governare. Vedremo Trump alla prova e comunque non sarà un arbitro incontrollato. Non dimentichiamo il Congresso, il Senato, il peso del Pentagono, del dipartimento di Stato, della Cia e, non ultime, le divisioni tra i Repubblicani". In un'intervista al Corriere della Sera Massimo D’Alema è cauto e vede il tratto saliente del voto Usa nella capacità di Trump di sfondare tra i perdenti della globalizzazione. "Per la sinistra è la sconfitta dell’idea che le elezioni si vincono al centro. - afferma - Così ci sono sfuggiti le periferie e i poveri, le forze tradizionali del lavoro e le nuove. Non solo nel Wisconsin, ma anche a Roma. È la conclusione del percorso di una Terza Via che non ha saputo leggere le nuove diseguaglianze e ha visto troppo spesso la sinistra a braccetto con il potere economico, lontana dalla base sociale e sindacale".
E ancora: "Considero una disgrazia la sconfitta di Hillary ma non chiudo gli occhi sugli errori. In America con Obama è aumentata l’occupazione, ma anche precariato, bassi salari e super sfruttamento. È da questa miscela che è nata la rivolta contro le élite. E comunque non sottovaluto i rischi della politica estera di Trump. Come può pensare di dar via libera a Israele di annettere Gerusalemme? Si accentuerebbero i conflitti con il mondo islamico e non ne abbiamo proprio bisogno. E poi come fa a pensare, dopo una svolta simile, di accordarsi con Putin? Vedremo, anche cosa farà l’Europa
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