Una "cellula criminale" all'interno dell'Anas venuta alla luce grazie all'inchiesta della Guardia di Finanza e della procura di Roma che ha portato all'arresto di 10 tra funzionari pubblici corrotti, imprenditori, avvocati e politici mette in luce ancora una volta quel "triangolo del malaffare", come l'hanno definito gli investigatori, che ha ai vertici la pubblica amministrazione, le imprese e la politica.
"Al termine di questa prima fase dell'indagine - dice sconsolato il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone - c'e' una sensazione deprimente della quotidianeita' della corruzione. La principale indagata va in ufficio tutti i giorni ma il suo principale lavoro e' gestire questo flusso di corruzione, che viene vista come una cosa normale".
"Noi siamo la parte offesa - si difende il nuovo presidente dell'Anas Gianni Vittorio Armani che ha gia' annunciato la sospensione e il successivo licenziamento dei dirigenti e dei funzionari coinvolti nell'indagine e ha assicurato la "massima collaborazione" con l'autorita' giudiziaria - e non abbiamo strumenti autonomi per capire certi episodi corruttivi. Dunque confido nell'aiuto delle procure affinche' si faccia pulizia prima possibile. Risolvere i problemi corruttivi e' la priorita', senno' non c'e' piano industriale che tenga". In manette sono finiti, con accuse pesantissime che vanno, a vario titolo, dalla corruzione all'associazione a delinquere, dall'induzione indebita a dare o promettere utilita' al voto di scambio, i 5 dirigenti della societa' appartenenti alla "cellula criminale": Antonella Accrogliano', dirigente responsabile del coordinamento amministrativo dell'Anas e indicata dagli investigatori come la 'Dama nera' dell'azienda: "vero leader e punto di riferimento per i sodali", i due dirigenti Oreste De Grossi e Sergio La Grotteria e i due funzionari Giovanni Parlato e Antonino Ferrante. Nei loro confronti e' stato disposto l'arresto in carcere: "abusando dei propri poteri", scrive il Gip, con una "gestione assolutamente privatistica del procedimento amministrativo", sono riusciti "ad ottenere utilita' e provviste corruttive" dagli imprenditori. In sostanza, "all'interno dell'Anas e' dimostrato un vero sistema corruttivo in cui l'interesse dell'ente e' completamente asservito alle esigenze utilitaristiche, di denaro e di altre utilita', dei singoli". Ecco perche' nei loro confronti, prosegue il giudice, "e' evidente la sussistenza di pressanti esigenze cautelari, in primo luogo per il concreto pericolo che gli indagati, se non bloccati, continuino a commettere gravi episodi corruttivi che oramai si consumano costantemente e senza soluzione di continuita' all'interno degli uffici Anas". Le tangenti, nel loro linguaggio, diventano i "topolini" o "i libri", "le ciliege" o "i medicinali antinfiammatori": in un caso gli investigatori fermano uno dei funzionari con tre buste contenenti complessivamente 25mila euro, una parte di una mazzetta da 150mila, in un altro e' un imprenditore che, durante un controllo a Fiumicino, viene trovato con 48mila euro in banconote da 500 e 50 euro. Gli altri cinque destinatari dei provvedimenti - per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari - sono due imprenditori catanesi, Concetto Bosco Lo Giudice e Francesco Costanzo, un imprenditore friuliano, Giuliano Vidoni, l'avvocato calabrese Eugenio Battaglia e l'ex sottosegretario alle infrastrutture durante il governo Prodi, Luigi Meduri (che e' stato sospeso dalla commissione di garanzia del Pd). Un "oscuro faccendiere" hanno definito quest'ultimo gli inquirenti, che ha avuto il ruolo di "mediatore" tra la Dama nera e gli imprenditori: l'ex sottosegretario, infatti, si sarebbe attivato da un lato per far ottenere un incarico in una societa' pubblica della regione Calabria a fratello della Accrogliano' e dall'altro avrebbe 'sollecitato' i due imprenditori catanesi al pagamento di una tangente all'associazione capeggiata dalla Dama nera. In cambio, dicono le indagini, avrebbe avuto la garanzia della riconferma in Anas di due geometri da lui segnalati. L'indagine e' tutt'altro che chiusa: sono infatti 31 gli indagati e i finanzieri, nelle novanta perquisizioni effettuate oggi, hanno sequestrato documentazione relativa agli appalti incriminati e alle imprese che hanno avuto a che fare con gli arrestati. "Non so dire se i flussi di denaro siano arrivati solo alla Accrogliano' o in maniera diffusa - ammette il presidente Armani - dunque non escludo nulla. Spero che l'azione di pulizia prima si fa e meglio e', per me e per l'azienda"
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