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Pubblicato il 11/12/2013 08:08

Parlamento al lavoro sulla legge elettorale, Letta chiede la fiducia

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Basta lasciare la legge elettorale al Senato "a lievitare manco fosse una pizza": siamo "d'accordo tutti che si porti alla Camera''. L'aveva detto da candidato, Matteo Renzi. E da segretario lo ribadisce subito, forte e chiaro. La riforma 'post-Porcellum' deve uscire dalla palude del Senato e ripartire dalla Camera, per procedere spedita. Dopo un confronto non solo nella maggioranza ma anche con l'opposizione. Per il passaggio dell'esame della legge elettorale a Montecitorio ci sono tutti i presupposti: oggi la commissione Affari costituzionali della Camera ha avviato la discussione delle 21 proposte di legge gia' depositate. E ha cosi' creato quel conflitto di competenza con il Senato, che dovra' essere risolto dalle "intese" tra i presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini. A loro spettera' decidere su quale binario far procedere la riforma.

Intanto, sul tema della legge elettorale e delle riforme torna a intervenire il presidente della Repubblica. Basta invocare elezioni "ogni momento". Basta "con il frastuono delle polemiche", dice Giorgio Napolitano, che sottolinea come non ci siano "elezioni dietro l'angolo". Questo e' il momento di passare dalle parole ai fatti, ricorda ai partiti il capo dello Stato. E nel corso di un convegno a Palazzo Madama torna a dirsi "convinto che sia possible" farle, le riforme, inclusa quella del bicameralismo, per "qualificare in modo nuovo" il Senato. Le riforme saranno tra i passaggi cruciali del discorso del premier Enrico Letta, su cui verra' votata la fiducia ("Un programma generale, che deve diventare concreto in un mese", dice Letta. E sulle riforme si misura in queste ore la compattezza della maggioranza, che ha un aspetto tutto nuovo: c'e' infatti il Nuovo centrodestra senza Berlusconi, ma c'e' anche Scelta civica divisa in due (i 'popolari' hanno formato i gruppi 'Per l'Italia' e in questa nuova veste incontreranno Letta in settimana) e c'e' il Pd guidato da Matteo Renzi. Un accordo sulla nuova legge elettorale e sulle riforme costituzionali andra' cercato innanzitutto tra questi partiti. Ma Renzi, che vuol rendere il suo Pd il fulcro del dibattito, ribadisce di non voler rinchiudere la discussione nel recinto della maggioranza. E di voler incontrare anche l'opposizione, nei prossimi giorni ("In streaming", gia' risponde il M5S). "Grillo ha 160 deputati - e' la sfida lanciata dal segretario - Se votano la proposta del Pd sul Senato" e la fine del bicameralismo perfetto, allora "si fa: questo senso di urgenza Grillo non lo butti via, provi a cambiare le cose". Angelino Alfano, che ieri ha sentito Renzi telefonicamente, e' invece convinto che "occorra partire dall'area che dara' la fiducia al governo" per "cercare poi di allargare il piu' possibile". Ncd vuole scongiurare maggioranze variabili sulla legge elettorale. Ma nel merito, e' il messaggio di Alfano a Renzi, non ha "ostilita' preconcette" verso nessun modello, anche se caldeggia il sistema del "sindaco d'Italia", che il sindaco ha sempre adottato come riferimento, con "l'elezione diretta del capo dell'esecutivo". Ma per la maggioranza i rischi di una spaccatura iniziano dal metodo, dalla decisione se la palla debba davvero passare alla Camera. Le prossime sono ore cruciali. Poi si entrera' nel merito. E Silvio Berlusconi cerchera' di essere della partita. Ma Ncd cerchera' di far valere il peso dei suoi voti, che al Senato tengono in piedi la maggioranza.

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