Garantisce di "non voler fare le scarpe" ad Enrico Letta, nonostante "il consenso del governo sia ai minimi ed il mio ai massimi", ma Matteo Renzi rivendica il diritto di critica al governo. E, nella prima direzione sotto la sua guida, lo esercita: "Sulle riforme gli ultimi dieci mesi sono un elenco di fallimenti, ora il Pd si gioca la faccia". Un giudizio che il premier, assente in direzione, non condivide affatto alla luce di "uno dei tempi piu' travagliati della storia recente".
Tra i due e' prima duello a distanza mentre, in direzione, la sinistra del Pd sfida il leader ad uscire "dall'ambiguita'" verso il governo: o dentro o cosi' non si va avanti; poi ravvicinato, con una cena a sorpresa a Palazzo Chigi. Un faccia a faccia dove sono stati affrontati vari temi senza arrivare pero' allo sblocco della situazione. Un nulla di fatto che lascia comunque la discussione aperta, spiegano fonti parlamentari vicine al presidente del Consiglio che vedono come "decisivi" i prossimi giorni. Letta aveva preferito non andare alla direzione, ed e' noto che il premier avrebbe aspettato l'esito della riunione e del confronto interno al Pd prima di stringere sul contratto di governo con il sindaco di Firenze. Il dibattito di oggi fotografa un asse tra i governativi e la sinistra del partito con il capo della minoranza Gianni Cuperlo che attacca Renzi perche' "non basta piu' la formula 'il governo va avanti se fa le cose', o c'e' una vera ripartenza con un Letta bis o non funziona".
Nella sua relazione, la prima da segretario, Renzi torna a garantire lunga vita al governo e di "non giocare un giochino tutto interno agli intrighi di Palazzo per andare a votare e prendere il posto di Enrico". Ma picchia duro sui risultati. "L'esecutivo - assicura il leader Pd - ha tutto il diritto di andare avanti ma abbia l'intelligenza di proporci non solo correzioni a errori fatti, come sugli insegnanti, sulle slot o il balletto sull'imu, ma di indicare obiettivi". E sulle riforme parla di "abbondanza di ministri ma di scarsi risultati". Nonostante il bilancio poco lusinghiero, pero', il rottamatore continua a non credere che il rimpasto di governo sia la soluzione: "Il governo non ci chieda un rimpastino, uno dei loro per uno dei nostri perche' l'obiettivo e' cambiare il sistema" con le riforme e non i ministri. Il leader Pd, insomma, lascia a Letta la palla: "Decida lui sul rimpasto, il rispetto e' totale ma sulle singole iniziative ci faremo sentire". Mentre la direzione e' ancora riunita, e la minoranza del Pd chiede a Renzi un maggior impegno perche', spiega Stefano Fassina, "questo governo non puo' essere figlio di nessuno", Letta fa un'analisi con luci e ombre sulla relazione del segretario. Bene la necessita' di "un nuovo inizio" nell'azione di governo ma disaccordo nel giudizio su quanto fatto finora "in uno dei tempi piu' complessi e travagliati della nostra storia recente, che questo governo ha dietro le spalle". Di piu', in una fase cosi' delicata, il presidente del consiglio non vuole e non puo' dire perche' l'obiettivo di Letta e' cercare nei prossimi giorni un'intesa con il segretario Pd. A sfidare Renzi sulle sue reali intenzioni ci pensa, per oggi, la sinistra del partito
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