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Pubblicato il 03/07/2016 21:09

Renzi sfida la minoranza, nessuna riforma dell'Italicum

 "Dibattito lunare". Due parole bastano a Matteo Renzi per archiviare il lungo fraseggio di questi giorni sul doppio incarico del segretario-premier e sulle conseguenti dimissioni dalla segreteria pretese dalla minoranza dem dopo il flop alle amministrative. Gelate anche le attese sui ritocchi all'Italicum e quelle su ipotetici cambi di rotta nella riunione in via Palermo di domani. Nella resa dei conti in Direzione i dem saranno piuttosto invitati da Renzi a dare prova  di compattezza e a ripensare ogni evento nel quadro degli eventi drammatici che vanno dalla strage degli italiani a Dacca al post Brexit. E a prendersi, cosa forse piu' importante per evitare di trovarsi da solo sul banco degli imputati, responsabilita' sia delle vittorie che delle sconfitte ("dolorose") alle Comunali: il voto nelle citta' "ha coinvolto tutti noi", precisa. "Il referendum? Io lo farei subito -, anticipa Renzi in una lunga intervista a Sky - ma la data non dipende da me. Dipende dalla Corte di Cassazione e dai ricorsi successivi. Ragionevolmente direi a ottobre, se tutto va come deve tra il 2 e il 30". Secca la risposta a chi lo rimprovera di aver personalizzato la campagna referendaria: "Sono pronto a trarre le conseguenze, perche' sono un leader e non posso far finta di niente. Ma sono altri che vogliono personalizzare contro di me il referendum come elemento di battaglia politica interna". Altro tema sul tappeto: le modifiche all'Italicum che per qualcuno - in chiave riavvicinamento a Fi - il premier non escluderebbe. "Non vedo in Parlamento una maggioranza per una legge alternativa - chiude netto Renzi - mi piacerebbe avere potere di vita e di morte sulle leggi in Parlamento, ma anche se alcuni lo pensano, questa non e' una dittatura".

Non ci sara' un rimpasto al governo e quanto al Pd "meglio una polemica in meno e una discussione sui contenuti in piu'. E' un dibattito lunare quello sul mio doppio incarico...". Basti guardare all'Europa e alla civilissima Inghilterra, dove "il leader della destra Cameron lascera' perche' ha perso il referendum, si fara' un congresso, si scegliera' un nuovo leader e questo diventera' primo ministro. Nel resto d'Europa il capo del primo partito e' il presidente del Consiglio". "Un aggettivo per definire me stesso? Direi semplice - conclude infine il premier -. Ho la fama di essere uno molto tenace determinato, per qualcuno cattivo, ma io sono il solito ragazzo di provincia. Guido il piu' bel Paese del mondo e cerco di farlo mettendoci tutto il mio onore, ma con grande semplicita'. Come sono davvero io lo sanno i miei amici di Rignano, i miei amici scout. Arrogante o bravo o immodesto? Semplicemente semplice...".

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