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HOME » L'ARIA CHE TIRA » SCHIFANI LASCIA LA PRESIDENZA DEL GRUPPO AP AL SENATO
Pubblicato il 19/07/2016 20:08

Schifani lascia la presidenza del gruppo Ap al Senato

Prima l'annuncio del segretario Udc Lorenzo Cesa di votare no al referendum sulle riforme, poi la decisione di Renato Schifani di lasciare la guida del Gruppo di Area popolare al Senato. Dopo settimane di fibrillazioni covate sottotraccia, si consuma nel giro di poche ore nella tarda mattinata la frattura nella galassia centrista nata dall'incontro tra l'Unione di centro e il Nuovo centrodestra. Viene così allo scoperto la divisione tra l'ala filogovernativa e quella più insofferente nei riguardi della maggioranza che albergano nei due partiti, resa palese anche dalla presa di distanza del presidente dell'Udc, Gianpiero D'Alia, con il sostegno di Pier Ferdinando Casini, rispetto alla linea annunciata da Cesa, che trova appoggio invece nei vicesegretari del partito, Antonio De Poli e Giuseppe De Mita. Con Schifani invece sono Roberto Formigoni, Giuseppe Esposito, e, anche se per ora in posizione più defilata, Maurizio Sacconi e Giovanni Bilardi. In questo caso il discorso è più generale e, come spiega l'ex presidente del Senato prima in conferenza stampa e poi nella lettera di dimissioni, il problema è nella linea politica di un partito che avrebbe perso la sua missione originaria di soggetto moderato, appiattendosi sulla linea del Pd.

Certo, si parla anche di riforme, visto che l'ormai ex capogruppo di Ap ricorda che a suo avviso già dopo l'approvazione del testo in Parlamento andava messa in discussione la permanenza del partito nell'esecutivo. Ma è un'altra la riforma che sta veramente a   cuore dell'ala che ritiene sia arrivato il momento di alzare il prezzo  nei riguardi del governo di Matteo Renzi, vale a dire la legge elettorale. Ciò che infatti viene contestato in modo più o meno palese ad Angelino Alfano è la scelta di rinviare al dopo referendum la discussione sui cambiamenti all'Italicum, per tornare al premio di coalizione. Per l'asse che va formandosi tra Schifani e Cesa infatti, dopo un'eventuale vittoria dei sì nella consultazione potrebbe essere troppo tardi per convincere Renzi a sedersi al tavolo, per aprire la trattativa per arrivare ad un nuovo sistema di voto. Di qui allora la decisione di rompere gli indugi e di rendere palese la divisione sulla strategia migliore da seguire. Tema che sarà affrontato anche domani, quando Angelino Alfano riunirà l'assemblea dei deputati di Area popolare. Certo, sullo sfondo ci sono anche le prospettive dell'area di centrodestra, il rifiuto del progetto lanciato da Alfano per costruire un movimento liberal popolare, che si troverebbe ad essere il quarto o quinto polo della scena politica, senza quindi reali possibilità di competere con il Pd. 

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