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Pubblicato il 08/02/2014 07:07

Voto segreto sul conflitto d'interessi

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Un voto segreto sul conflitto d'interessi insidia la legge elettorale. Cinque emendamenti su incandidabilita' e incompatibilita' con la carica di parlamentare, presentati in Aula alla Camera da tre partiti di governo (Centro Democratico, Popolari per l'Italia e Psi) e due d'opposizione (Sel e M5S). Su ognuna delle proposte di modifica potrebbe essere chiesto il voto segreto. E il Pd, toccato in un nervo scoperto, rischia di trovarsi in difficolta'. Il conflitto d'interessi non rientra, infatti, nell'accordo tra Renzi e Berlusconi sulle riforme e rischia dunque di farlo saltare. "Ma certo, la prospettiva di un voto segreto su quel tema mette in difficolta' il Pd. Come facciamo a votare no?", ragiona un deputato della minoranza dem. I 5 emendamenti, con formulazioni diverse, prevedono l'incandidabilita' o l'incompatibilita' con la carica di parlamentare per chi (anche in via indiretta) detenga quote di controllo o rilevanti in societa' concessionarie dello Stato. Si applicherebbero, viene spiegato, a Silvio Berlusconi (e non solo a lui) anche per le quote detenute dai figli. In prima fila nella battaglia ci sono alcuni dei piccoli partiti della maggioranza. "Sara' una prova di coerenza rispetto al dibattito di questi anni", dice il popolare Gregorio Gitti . "Non se n'e' mai fatto nulla: e' la grande questione irrisolta", sottolinea Pino Pisicchio (Cd). E di fronte ai dubbi sulla collocazione di una norma del genere nella legge elettorale ("Non e' mai successo", nota un deputato Pd), Pisicchio replica al contrario che "e' parte essenziale". Un bell'ostacolo per l'accordo Renzi-Berlusconi: anche se alla fine si riuscisse, come spera il Pd, a convincere i piccoli partiti a ritirare i loro emendamenti, ci sarebbero sempre gli emendamenti del M5S, che non ha alcuna intenzione di rinunciare a mettere in votazione il suo. E' percio' gia' tesa l'atmosfera a Montecitorio. Martedi' in Aula si iniziera' a votare. Complice la possibilita' di chiedere lo scrutinio segreto, le mine su cui potrebbe saltare l'Italicum sono numerose: non solo gli emendamenti sul conflitto d'interessi, ma anche quelli sulle preferenze, la norma "salva Lega" (che alla fine potrebbe essere cassata) e quella "salva Sel". La minoranza Pd insiste sulla necessita' di modificare soglie di sbarramento e liste bloccate, anche se l'ipotesi di introdurre primarie per legge rischia di essere bocciata dal Tesoro per gli alti costi (il ministero pero' smentisce di essere intervenuto informalmente per esprimere la sua contrarieta'). E ha molti sostenitori tra i deputati che temono la fine della legislatura, l'emendamento del dem Lauricella, per condizionare l'entrata in vigore della legge elettorale alla riforma costituzionale del Senato ed esorcizzare cosi' il rischio del voto subito. Ma se regge l'accordo tra Renzi e Berlusconi, queste modifiche non dovrebbero passare. Nel fine settimana il segretario del Pd dovrebbe tornare a vedere Denis Verdini a Firenze, per definire i dettagli dell'intesa e dare forma alla versione definitiva del testo. Poi, lunedi' alle 20 Renzi riunira' i deputati del Pd, per dare la linea e serrare le fila. La richiesta dovrebbe essere quella di ritirare tutti gli emendamenti fuori dall'accordo e non usare l'arma del voto segreto per affossare le riforme. "Niente del genere: se su alcuni emendamenti voteremo in dissenso, lo dichiareremo apertamente. Nessuno vuol vedere ripetersi la vicenda dei 101 contro Prodi", assicurano i deputati della minoranza dem. Ma non basta a fugare i timori. Come4 se non bastasse, sembra subito complicata anche la partita della riforma del bicameralismo. Non poche perplessita' vengono infatti subito sollevate sulla proposta di Renzi di un Senato "dei sindaci", sia da Forza Italia che da Ncd. "Il Senato diverrebbe inutile", avverte Gaetano Quagliariello. "Tanto vale abolirlo", osserva Maurizio Gasparri

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