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Pubblicato il 15/07/2016 09:09

Zanetti molla Scelta Civica e passa con Verdini

Un partito in briciole, una diaspora senza fine, un 'gancio' per la silenziosa scalata di Verdini: l'ultimo terremoto in Scelta Civica sara' forse fatale per il partito che fu di Mario Monti e che nacque sulla scia del governo tecnico che tento' di portare l'Italia fuori dalla tempesta del 2011. Un partito nato come cornice di un' 'intellighenzia' europeista e liberale e che e' via via evaporato fino alla scissione di questa mattina: il segretario (e viceministro all'Economia) Enrico Zanetti abbandona il gruppo alla Camera portandosi dietro tre deputati, annunciando che terra' con se' il simbolo e concretizzando in una manciata d'ore la fusione con il gruppo Ala. Perche', dietro la guerra fratricida consumatasi in queste ore c'e' anche lo zampino (seppur non operativo) di Denis Verdini. Che da oggi si ritrova alla Camera con un gruppo di 16 deputati che comprende anche il tosiano Marco Marcolin e che, promettono i verdiniani, arrivera' prestissimo a 20 unita'. I verdiniani si riuniscono nel pomeriggio con Zanetti e i suoi per dare vita al gruppo unico "Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia". Progetto da tempo annunciato e con il quale si vuole dar vita, dopo l'estate, ad una vera e propria costituente liberal-democratica. "Ma noi non abbiamo fatto nulla, continuiamo il nostro percorso e presto faremo con Marcello Pera i Comitati per il Si", e' il refrain che serpeggia tra i fedelissimi di Denis. E a chi, come la minoranza Pd, li accusa di essere entrati al governo 'attraverso' Zanetti, in Ala si replica nettamente come non si siano certo incassati posti in cambio di qualcosa. Il 'salto' alla Camera potra' peraltro aiutare Ala a placare i malumori che serpeggiano al Senato (in 5 ieri non hanno votato il ddl Enti Locali), e, intanto, getta Sc nello psicodramma. "Oggi Verdini e' entrato al governo", attaccano Giovanni Monchiero, Bruno Molea e Giovanni Palladino, capofila dei 15 anti-zanettiani (e anti-verdiniani) rimasti nel gruppo. Gruppo che "si era trasformato in un comodo materasso su cui stare sdraiati in attesa di capire cosa succede", replica Zanetti rimarcando "le incoerenze ingiustificabili" del gruppo su alcuni temi chiave del governo Renzi, come le riforme, dove 4 furono i voti contrari o astenuti. E la guerra diverra' contenzioso su simbolo e nome che Zanetti, da segretario e forte della maggioranza avuta in Direzione, vuol tenere ma che i deputati rimasti in gruppo non cedono: "Noi siamo eletti in Sc, 4 sono andati via a fare altro. A chi dovrebbero restare?". Di certo da domani la formazione denominata Scelta Civica contera' 16 parlamentari su 69 iniziali mentre al Senato sono da tempo ormai a quota zero. Una diaspora iniziata il 15 novembre 2013 proprio con il movimentato addio del fondatore Mario Monti e che ha visto, poco dopo, la fine dell'alleanza tra l'ala centrista dei Dellai e Marazziti e l'ala montiana. Una lunga emorragia che, nel tempo, ha visto diversi parlamentari passare nel Pd (dal ministro Stefania Giannini a Linda Lanzillotta fino  ad Andrea Romano) e anche in Ap. Oggi l'ultimo capitolo, con un segretario di partito che lascia il gruppo parlamentare collegato annunciando, al tempo stesso, di avergli revocato "affiliazione politica".

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