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Pubblicato il 19/01/2014 08:08

Bilancio negativo per i saldi, ma è boom di vendite on line

bilancio, osservatorio

 I saldi sono "un'occasione persa" lamentano i commercianti. E anche per i consumatori vanno male. A distanza di quindici giorni dall'avvio, un primo bilancio e' negativo con un netto calo delle vendite di abiti e scarpe a prezzi scontati. Dopo una partenza tutta in salita, anche per il maltempo che ha caratterizzato i primi giorni di gennaio, prosegue il trend negativo sia nelle grandi citta' come Roma, Milano, Bologna, Napoli sia nei piccoli centri. Una situazione dovuta al minor reddito disponibile degli italiani e sempre piu' difficile per gli aumenti delle tariffe con l'inizio del nuovo anno e per l'incertezza su scadenze ed entita' delle tasse. Aspettative deluse per la Confesercenti. "Ci auguravamo che quanto si era perso nel periodo natalizio si potesse recuperare con i saldi, purtroppo, dalle rilevazioni che abbiamo, l'avvio e' stato fiacco e c'e' forte preoccupazione perche' i consumi non crescono", afferma  il vicepresidente della Confesercenti Massimo Vivoli alla guida della Fismo (la federazione di categoria). "Ci sono settori che hanno grandi difficolta', in particolare l'abbigliamento e le calzature - spiega Vivoli - i dati lo dimostrano: hanno chiuso mille negozi al mese a livello nazionale della distribuzione moda e il 2013 si chiudera' con la perdita di circa 12 mila imprese di questo settore; piu' in generale, da gennaio a novembre 2013 sono 40 mila le cessazioni di attivita' di commercio al dettaglio". 

Difficolta' che derivano da una pressione fiscale che oltre a essere "pesante e' anche opprimente per le imprese" sostiene. Il governo infatti "non dovrebbe aumentare le tasse innanzitutto e poi dovrebbe tagliare gli sprechi e ridurre il costo del lavoro". "Segnali che aspettiamo da tempo perche' servono interventi forti, non aspirine". Concorda il Codacons sull'andamento negativo dei saldi, soprattutto nelle zone periferiche. "Stanno andando male" conferma il vicepresidente Gianluca Di Ascenzo. E anche le stime sul budget delle famiglie per i saldi combaciano sia per i commercianti sia per i consumatori. Circa 200 euro, praticamente la meta' degli anni passati. La stima di Confesercenti e' intorno ai 200 euro il budget, quasi la meta' degli anni scorsi, per la perdita del potere di acquisto non solo dei pensionati ma anche per le famiglie. "Siamo passati dai 450 euro ai 200-220 euro a famiglia. Dunque, secondo le nostre stime, i saldi sono in diminuzione, in media del 12,5% a livello nazionale" afferma Di Ascenzo. La diminuzione si registra un po' ovunque, soprattutto al Sud, per l'abbigliamento e le calzature complice anche la "diffidenza dei consumatori" per la mancanza di correttezza di alcuni commercianti che "aumentano i prezzi in prossimita' dei saldi di fine stagione, oppure non mettono sul cartellino il prezzo iniziale, il prezzo finale e la percentuale di sconto".

Intanto, mentre si assiste a un'emorragia di chiusure per i negozi 'di vicinato', cioe' dei piccoli negozi, la Confesercenti segnala la crescente apertura di negozi online per combattere la crisi. "Il settore del terziario ha sempre dato risposte occupazionali e oggi i giovani aprono sempre di piu' un'attivita' a livello virtuale, perche' si risparmiano i costi di gestione, degli affitti, del personale...." spiega Vivoli. Nei primi dieci mesi del 2013 il settore delle imprese che vendono esclusivamente attraverso Internet ha registrato 1.905 aperture per un saldo positivo di 472 nuove attivita'. In totale rispetto a ottobre 2012 il numero di imprese e' cresciuto del 16,1% raggiungendo le 11.791 unita'. L'aumento non e' stato uniforme su tutto il territorio: al centro-nord l'aumento e' stato del 14,3%, quello del sud del 21,3%. Tra le regioni si segnala il grande aumento registrato in Abruzzo +35,6%. Il fenomeno, se da un lato risponde alla normale evoluzione del mercato dall'altro e' figlio del disagio occupazionale di molti giovani che, soprattutto nel Mezzogiorno, tentano la strada del negozio online. Tuttavia, sono spesso impreparati per un mercato caratterizzato da un altissimo livello competitivo, come dimostra l'elevato numero di chiusure (1.433)

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