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Pubblicato il 05/05/2016 15:03

Censis, la fuga dei cervelli costa 3 miliardi di investimenti in 10 anni

osservatorio

Nell'anno accademico 2014-2015 si sono spostati dal Mezzogiorno verso le regioni del Centro-Nord quasi 23.000 giovani universitari: considerando il valore medio delle tasse universitarie pagate dalle famiglie, l'"esodo" degli studenti del Mezzogiorno nell'ultimo anno ha prodotto una perdita di risorse per il sistema universitario meridionale pari a 122 milioni di euro. E' quanto emerge da uno studio realizzato dal Censis per Confcooperative, presentato in occasione dell'assemblea nazionale della confederazione. Secondo la ricerca, le universita' del Centro-Nord hanno beneficiato di un valore aggiuntivo, determinato dal pagamento delle tasse universitarie, pari a 248 milioni di euro, creando in questo modo una spesa aggiuntiva per le famiglie del Mezzogiorno pari a 126 milioni di euro, visto che le tasse universitarie negli atenei del Centro-Nord sono mediamente piu' alte. La proiezione di questo trend a dieci anni porta un effetto di impoverimento delle universita' meridionali che supera il miliardo di euro, un aumento della spesa per le tasse universitarie sostenute dalle famiglie pari a 1,2 miliardi e una disponibilita' di risorse aggiuntive per le universita' del Centro-Nord che raggiunge quasi 2,5 miliardi. 

La "fuga dei talenti" causa pesanti perdite economiche al Mezzogiorno. Lo sostiene il Censis, che calcola una perdita di investimento in capitale umano pari a 3,3 miliardi di 10 anni. Secondo uno studio realizzato per Confcooperative, nel 2013 ben 26.000 laureati hanno preso la strada delle regioni centro-settentrionali (l'eta' media di questa componente era di poco inferiore ai 34 anni), nel 2008 erano stati 19.000 (e l'eta' media si attestava sui 31 anni). Sempre nel 2013 altri 5.000 laureati hanno lasciato il Mezzogiorno per andare all'estero. Quindi in un anno 31.000 laureati hanno deciso di spendere altrove l'accumulazione di competenze acquisite sul proprio territorio di origine, determinando in questo modo un ulteriore impoverimento degli asset disponibili per il Mezzogiorno. 
   Considerando che per l'Italia la spesa per studente sostenuta dalle istituzioni pubbliche durante gli anni necessari a completare il ciclo dell'istruzione, a partire dalla scuola primaria fino alla laurea, e' pari complessivamente a 108.000 euro (stima Ocse), il mancato ritorno dell'investimento realizzato dal nostro Paese, con riferimento ai 5.000 laureati meridionali che nel 2013 hanno lasciato l'Italia, e' pari a 540 milioni di euro in un anno

Con riferimento ai 26.000 laureati meridionali che oggi vivono nel Centro-Nord, l'impatto economico puo' essere valutato in poco piu' di 2,8 miliardi di euro. In totale, si tratta di 3,3 miliardi di euro: si tratta secondo il Censis di "una riduzione di opportunita' per quei territori che hanno contribuito a formare un capitale potenzialmente strategico per il futuro. E segnala l'urgenza di interventi che ristabiliscano le chance di competizione del sistema universitario meridionale e aumentino il grado di attrattivita' degli atenei del Mezzogiorno". "Ma il Sud - fa notare il Censis - non e' un deserto e ha molti asset sui cui puntare per sottrarsi a un destino di inesorabile impoverimento. Per sfuggire a questa deriva occorre preservare la dimensione e il valore dei fattori di sviluppo, evitando dispersione e dissipazione. Il sistema dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca e' imprescindibile se si persegue l'obiettivo di collocare un territorio sulla frontiera tecnologica e dell'innovazione"

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