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Pubblicato il 23/07/2016 11:11

Cgia, Italia in deflazione come nel 1959

L'Italia è in deflazione e i dati relativi ai prezzi al consumo indicano un calo dello 0,2% nel primo semestre. Continuando di questo passo l'Italia farà registrare, per la prima volta dal lontano 1959, una variazione dei prezzi negativa. Solo che mentre nel 1959 il Pil italiano correva (+7%), adesso, dopo una lunga fase di crisi, la crescita economica è ancora a rischio. Tant'è che i centri studi e gli organismi internazionali stanno rivedendo al ribasso le prospettive per il 2016 (tassi inferiori all'1%). E' quanto sottolinea la Cgia di Mestre.  Al di là di settori particolari come l'hi-tech dove il progresso tecnologico consente, generalmente, la contrazione dei prezzi (computer fisso -12,7 per cento) e dei prodotti energetici (gasolio auto -12,5 per cento e benzina -7,6 per cento) che hanno beneficiato di un prezzo del petrolio basso e al di sotto dei 50 dollari al barile per tutto il primo semestre del 2016, la deflazione ha colpito anche altri comparti di spesa, in particolare molti prodotti alimentari. "Il fatto che tanti prodotti alimentari abbiano subito un forte deprezzamento - dichiara il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - è indice delle difficoltà in cui versano le famiglie italiane. Nonostante i consumi abbiano registrato una leggera ripresa, rimangono molto lontani dai livelli raggiunti prima della crisi. Dal 2007 a oggi, infatti, sono diminuiti di circa 6 punti percentuali. Nonostante il rafforzamento del Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europea, la domanda è ancora fiacca e questo influisce sul livello dei prezzi che continuano a scendere, riducendo in misura preoccupante i margini di guadagno delle imprese"

Tra i prodotti che hanno subito i maggiori rincari la lista si apre con i servizi postali (+9,8 per cento), i palmari/tablet (8,2 per cento) che godono di una domanda in continua crescita, ma include anche alcuni alimentari come patate +8,2 per cento, olio d'oliva +5,3 per cento, mele +3,2 per cento e pere +3,1 per cento. La deflazione coinvolge, a macchia di leopardo, tutto il Paese e nel primo semestre del 2016 nemmeno le città del Nord e le metropoli si sono salvate dalla spirale deflazionistica: Milano (-0,5 per cento), Torino (-0,4 per cento) e Roma (-0,4 per cento) sono casi emblematici; in testa alla classifica troviamo Vicenza (-0,8 per cento) che condivide questo primato con Bari.

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