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Pubblicato il 27/01/2016 23:11

Cgia: Iva, nel 2015 le imprese hanno anticipato 5,8 miliardi

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Nei primi 11 mesi del 2015 circa due milioni di imprese che hanno lavorato per la pubblica amministrazione "sono state costrette ad anticipare alle casse dello Stato 5,8 miliardi di euro". Lo sostiene la Cgia di Mestre, secondo cui questo è avvenuto a seguito dell'introduzione del meccanismo dello split-payment (scissione del pagamento dell'Iva). "Oltre al danno - afferma il coordinatore dell'ufficio studi Paolo Zabeo - si è aggiunta anche la beffa. La nostra Pa non solo paga con un ritardo che non ha eguali nel resto d'Europa, ma dall'anno scorso salda le fatture senza pagare l'Iva al proprio fornitore. Dal gennaio del 2015, infatti, l'imposta la versa l'ente pubblico direttamente all'erario". Pertanto, "le imprese che lavorano per la Pa, oltre a subire tempi di pagamento irragionevolmente lunghi, scontano anche il mancato incasso dell'Iva, che ha peggiorato la grave situazione di liquidità in cui versano da anni moltissime aziende, soprattutto di piccola dimensione". Nel 2015, spiega la Cgia, è entrato in vigore lo split-payment: la Pa trattiene l'Iva sulle fatture per beni e servizi ricevuti dalle imprese e la versa direttamente all'erario. Scopo di questo meccanismo "è contrastare l'evasione fiscale, ovvero di evitare che, una volta incassata l'Iva dal committente pubblico, l'azienda fornitrice non la versi all'erario. Il dipartimento delle Finanze ha riferito quindi che, nei primi 11 mesi dell'anno, l'Iva da split-payment (trattenuta dalla Pa) ammonta a 5,8 miliardi".

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