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Pubblicato il 18/07/2015 11:11

La Tari potrebbe costare 10 miliardi di euro

La Tari, la tassa sui rifiuti che ha sostituito la Tares, potrebbe costare quest`anno ai contribuenti fino a 10 miliardi di euro, di cui 4 a carico delle sole imprese. L`aumento - di circa il 20% sullo scorso anno e di oltre il 100% dal 2008 - è dovuto al susseguirsi di nuove tasse e poi di ritocchi verso l`alto della tariffa da parte dei comuni in tutta Italia. Particolarmente tartassate le imprese della somministrazione e del turismo: da alberghi, ristoranti e bar arrivano complessivamente 1,2 miliardi del gettito Tari. E` quanto stima Confesercenti, sulla base di un`indagine sull`incidenza della tassa sui rifiuti nei vari capoluoghi di Regione italiani con l`esclusione di Trento dove vige una tariffa non confrontabile. L`analisi - spiega Confesercenti - è partita da campioni tipo di diverse tipologie di imprese del commercio e del turismo, al fine di effettuare su questi un`analisi statistica dei rispettivi tributi applicati nei diversi comuni presi in considerazione. Dalle rilevazioni emerge una vera babele tributaria in cui, a parità di condizioni, si rilevano forti differenze da città a città non solo in merito all`importo della tassa, ma anche in merito alle esenzioni e alle agevolazioni e relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale. Tra i comuni capoluogo d`Italia, è quello di Napoli dove si registra la Tari media più alta a carico delle imprese del commercio e del turismo esaminate: 5.567,89 euro, un valore l`84% superiore a quello di Milano. In seconda posizione Firenze, dove le attività dei due settori pagano in media 4.975 euro l`anno, seguita da Roma (4.902 euro). La Tari media più leggera si paga invece a L`Aquila: sono 1.473 euro l`anno, il 278% in meno rispetto a Napoli. Bisogna considerare, però, spiega Confesercenti - che il Comune abruzzese sembra aver scelto di mantenere basso il tributo, una posizione di tipo politico dell`amministrazione locale per non gravare ulteriormente sulle attività commerciali e turistiche della città, già provate dal sisma - i cui sgravi di emergenza sono terminati nel 2011 - e dalla crisi economica degli ultimi anni. Dopo L`Aquila, la Tari media più leggera si versa ad Aosta (1.745,03 euro), seguita in terza posizione da Campobasso (1.881,09 euro).

Tra le categorie di impresa, la Tari pesa soprattutto sugli alberghi: l`esborso arriva fino agli oltre 15mila euro annuali richiesti a Napoli. L`Aquila è il comune dalla mano più leggera: solo 3.249 euro. Elevatissimo anche il contributo richiesto a ristoranti, trattorie e pizzerie, seconda categoria più tartassata: per un`attività di 200 metri quadri, si può giungere a pagare, a Venezia, quasi 12mila euro l`anno. Oltre cinque volte l`importo di Campobasso, dove si pagano poco più di 2.400 euro. Il Comune di Venezia è il più caro anche per un bar, caffè o pasticceria. L`amministrazione ha distinto la tariffa applicata al centro storico con quella applicata alla terraferma: sono entrambe le più elevate, con rispettivamente 4.663,05 euro e 4.382,70 euro di spesa. Ad Aosta l`esborso è di circa 900 euro. Il peso dell`imposta scende considerevolmente se si considerano gli esercizi commerciali per la vendita di alimenti. In questo contesto è a Torino la Tari più cara, con un importo vicino ai 3.900 euro. Le tariffe più basse all`Aquila (817 euro). Per i negozi d`abbigliamento Roma risulta il Comune con la Tari maggiore: si pagano oltre 2.300 euro. Un importo incommensurabile rispetto a quello pagato dai commercianti di Milano: nonostante le due città abbiano dimensioni simili, i colleghi milanesi pagano 824 euro, un terzo dei romani. All`Aquila pagherebbero solo 400 euro. Nemmeno le bancarelle sfuggono alla Tari, considerate dalla tassa alla stregua di un`attività fissa di tipo annuale. Se si prende in esame un banco di mercato di generi alimentari, la tariffa più alta è a Genova, dove raggiunge i 1.522 euro. La Tari più bassa, invece, si paga ad Aosta: 426 euro. Il valore massimo di spesa per la Tari per i distributori di carburanti è risultato quello del Comune di Potenza, pari a 1.957 euro, poco più dei 1875 euro pagati a Roma. Piuttosto distaccata Firenze, che chiede 1.382 euro. Il valore più basso, ancora una volta, è quello dell`Aquila, pari a circa 372euro, seguita da Campobasso (532 euro) e Aosta (600). "Più che una tassa legata ad un servizio" spiega Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti, "la Tari sembra essere ormai diventata un`imposta locale basata sulla superficie dell`attività e del tutto slegata dalla effettiva produzione di rifiuti e dall`efficienza dei sistemi di raccolta. Un tributo salatissimo, che praticamente in tutti i comuni non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismo. Ci sono state già proteste in molti comuni in tutta Italia. Per questo - annuncia - scriveremo al Presidente del Consiglio Renzi e al Presidente dell`Anci Fassino per individuare soluzioni". 

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