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Pubblicato il 09/05/2016 10:10

Made in Italy, Cgia: export vola nel 2015

osservatorio

Il Made in Italy fa registrare un segno positivo per la Cgia di Mestre, secondo cui il saldo commerciale del 2015 (la differenza tra export e import) dei prodotti relativi "al cosiddetto Made in Italy è stato di 122,4 miliardi. Un vero e proprio successo delle nostre specializzazioni produttive nel mondo, costituite soprattutto da quattro grandi aree merceologiche: l'automazione meccanica, l'abbigliamento-moda, l'arredo-casa e l'alimentare-bevande". Un risultato, quello del 2015, "comunque in linea con gli esiti toccati negli ultimi anni. Se nel 2009 il saldo positivo era sceso a 88,4 miliardi, nel 2010 è salito a 92,3 miliardi, nel 2011 a 103,7 miliardi, nel 2012 a 119,5, nel 2013 a 120,2 e nel 2014 a 122,3. Un crescendo continuo che ha toccato il picco massimo nel 2015: 122,4 miliardi". Negativo invece, aggiunge la Cgia, "il risultato ottenuto dagli 'altri prodotti': computer, chimica-farmaceutica, prodotti metallurgici, tabacco e legno-carta hanno riportato tutti un saldo negativo. Solo gli autoveicoli hanno ottenuto un segno positivo, pari a 290 milioni. Nel 2015 l'insieme di tutti gli altri prodotti ha avuto un saldo negativo di 28,8 miliardi".

Tra i singoli comparti manifatturieri del Made in Italy, spiega la Cgia, "emerge lo straordinario risultato ottenuto dai macchinari (motori, turbine, pompe, compressori, rubinetteria, utensili, apparecchi da sollevamento, forni, bruciatori). Nel 2015 il saldo commerciale è stato positivo e pari a 49,8 miliardi". Seguono il tessile-abbigliamento-calzature con 17,6 miliardi, i prodotti in metallo (imballaggi leggeri, fili metallici, catene, molle) con 11,1 miliardi, i mobili con 7,2 miliardi, gli apparecchi elettrici (lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie) con 6,5 miliardi e altri materiali non metalliferi (vetro, porcellana, ceramica) con 6,4 miliardi. "Il Made in Italy - sottolinea il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - è prodotto prevalentemente dalle Pmi che grazie alla flessibilità, all'elevata specializzazione produttiva, alla cultura del buon gusto e del saper fare hanno conquistato il mondo in settori, come quello delle macchine, dove la ricerca, l'innovazione e la qualità del ciclo produttivo sono requisiti indispensabili per competere sul mercato". "Ma l'export - sostiene il segretario della Cgia, Renato Mason - non è tutto. È sicuramente un indicatore importante, ma il nostro paese per riagganciare la ripresa ha bisogno di rilanciare soprattutto i consumi interni, che in questi ultimi anni di crisi economica sono diminuiti di 6,5 punti percentuali. E per fare questo bisogna assolutamente ridurre le tasse sulle famiglie, sulle imprese e ritornare a investire per allargare la base occupazionale che, rispetto ai principali nostri competitor, è molto più contenuta". Per l'Italia il principale partner commerciale è la Germania: nel 2015 sono state esportate nel mercato tedesco merci Made in Italy per un valore di 30,3 miliardi. Seguono la Francia (27,7 miliardi), gli Stati Uniti (24,6), il Regno Unito (14,8), la Spagna (11,2) e la Svizzera (11 miliardi). Rispetto al 2014 ci sono stati aumenti molto significativi negli Emirati Arabi (+15,4%), negli Usa (+15,2%) e in Spagna (+10%). Dei primi 20 paesi "in cui esportiamo solo l'Austria (-0,2%) e la Russia (-25,2%) hanno segnato una contrazione. Per quest'ultimo paese hanno influito diversi fattori tra cui la contrazione del potere d'acquisto delle famiglie russe, il tasso di cambio e il perdurare dell'embargo commerciale imposto dall'Unione Europea".

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