Il 60% delle Pmi italiane ritiene che l'incidenza degli oneri amministrativi sia aumentata negli ultimi anni e il 33% pensa che la qualita' dei servizi sia peggiorata. Secondo una ricerca condotta da Cer e Rete Imprese Italia le giornate/uomo dedicate ad adempimenti amministrativi sono cresciute del 7% dal 2008 al 2013, passando da 26 a 30, con un massimo di 32 nel 2010. Il dipartimento per la funzione pubblica quantifica in oltre 30 miliardi gli oneri amministrativi sopportati annualmente dal sistema delle pmi, una cifra equivalente al 2% del Pil. Secondo il dipartimento, circa un terzo di questi costi (8,9 miliardi) potrebbe essere eliminato. Si tratta - spiega lo studio - di oneri "impropri", determinati da complicazioni e inefficenze burocratiche che un programma di semplificazione consentirebbe di evitare. Una cifra prudenziale perche' non contempla i risparmi associabili al tema della sicurezza sul lavoro. L'Italia continua a collocarsi nel fondo delle classifiche internazionali sulla facilita' di fare impresa: per adempiere agli obblighi fiscali, secondo la classifica Doing Business della Banca mondiale, nel nostro Paese sono necessarie 269 ore contro le 177 della media Oxe (+52%). La classifica del World economic forum, pone l'Italia al 138mo posto su 140 con riferimento al peso degli oneri amministrativi.
Ridurre di 8,9 miliardi gli oneri burocratici impropri che pesano sulle imprese avrebbe un effetto immediato sull'occupazione e lo sviluppo dell'economia. E' quanto emerge da uno studio Cer e di Rete Imprese Italia. Se le imprese fossero liberate dai costi della burocrazia aumenterebbero infatti gli investimenti, fornendo un impulso positivo al saggio di accumulazione, che in un quadriennio aumenterebbe di 0,4 punti. La disoccupazione potrebbe scendere di oltre 0,5 punti, innalzando il potenziale di crescita. Secondo lo simulazione condotta col modello econometrico del Cer, il risultato sarebbe di un aumento cumulato del Pil pari a un punto nel quadriennio.
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