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Pubblicato il 05/02/2016 22:10

Centro agroalimentare, Febbo e Sospiri: i problemi restano irrisolti

Replica dell'assessore Pepe

Smorzano gli entusiasmi sul centro agroalimentare Valle della Pescara i consiglieri regionali di Forza Italia, Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri. I due, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche l'ex presidente del mercato ortofrutticolo Stefano Costa, hanno parlato dei problemi della società che gestisce la struttura. "Il problema da affrontare e risolvere oggi e' solo uno - spiega Febbo - e riguarda la proprieta' immobiliare che causa le perdite di bilancio per imputazione dell'ammortamento nel conto economico. L'unica soluzione quindi e' l'acquisizione, a costo zero, da parte della Regione del 23 % delle quote degli altri Enti in modo da diventare proprietaria del 100%, cioe' 'in house' , come Abruzzo Engineerig, Abruzzo Sviluppo e Saga. Con il governo regionale di centrodestra era iniziato un percorso virtuoso portato avanti dall'allora Cda che e' stato interrotto dalla giunta D'Alfonso. L'unica operazione portata avanti dall'attuale governo regionale e' l'acquisizione della societa' Sma, che gestisce alcuni servizi all'interno del mercato (i cui bilanci sono spesso in perdita o in pareggio), che ha 7 dipendenti. Le criticita' - prosegue Febbo - non si risolvono in questo modo ma vanno ricercate altrove: il mutuo milionario che grava sulla Valle della Pescara che risale a 15/20 anni fa e non e' stato affatto rinegoziato e non sono stati neanche pagati altri debiti trascinati da esercizi molto precedenti, tant'e' che molti creditori si sono affrettati a smentire quanto dichiarato nel corso della conferenza stampa di lunedi' scorso. Si sono liberate un po' di risorse finanziarie accettando una transazione con una societa' informatica sulla cui positivita' dell'operazione nutriamo moltissimi dubbi e su cui chiederemo chiarimenti. Quindi tutte le problematiche restano irrisolte, e tra qualche mese saremo punto e a capo, con altri costi a cui far fronte".

"Il cda che presiedevo - sottolinea Costa - aveva operato tagli significativi con una consistente riduzione; avevamo deciso poi per la liquidazione preventiva proprio per difendere il patrimonio immobiliare ed arrivare a una cessione gratuita da parte degli Enti proprietari del restante 23% del Capitale Sociale. Peraltro con il nostro piano industriale c'erano tutti i presupposti per garantire alla Regione il pagamento di un affitto per 400.000 euro annui a rimborso del mutuo residuale. Ci sarebbe stata una drastica riduzione dei costi relativi a Imu, Tasi, Tarsu e ammortamenti. Il governo di centrosinistra pero' ha deciso di fare tutt'altro: non e' stato rinegoziato nessun mutuo, non esistono documenti che lo attestano; probabilmente aumenteranno gli affitti a carico dei commercianti. Sono stati sbloccati 1,2 milioni di euro che noi avevamo pignorato ma se oggi avranno liquidita' a disposizione tra 1 o 2 anni ci saranno enormi problemi. Tra l'altro, i revisori dei conti che hanno sempre dato parere negativo ai nostri bilanci oggi, al primo della nuova gestione, hanno dato parere positivo nonostante siano state rilevate 'le stesse criticita''. Infine - conclude Costa - voglio ricordare a D'Alfonso, pronto a criticare le passate gestioni, che e' stato membro del cda dal 2005 al 2009". 

 

La replica dell'assessore Dino Pepe

 "Le dichiarazioni dell'ex assessore regionale Febbo sul centro agroalimentare La Valle della Pescara sono infarcite di inesattezze". Inizia cosi' la replica dell'assessore all'agricoltura Dino Pepe. Nel corso dell'assemblea straordinaria dei soci del 19 dicembre 2013, convocata per lo scioglimento e la messa in liquidazione della societa', l'allora assessore Febbo, dopo aver appreso che gli altri enti pubblici soci ritenevano impercorribile la via della cessione gratuita delle loro quote alla Regione, ebbe infatti testualmente a dichiarare: 'In questo momento c'e' l'impossibilita' di andare avanti e quindi si pensa allo scioglimento'. Questo - osserva Pepe - e' quanto documenta il verbale redatto dal notaio Maria Russo (repertorio 107306 - raccolta 17568) con il quale e' stata decretata la morte del consorzio agroalimentare La Valle della Pescara. In quella occasione si e' deliberato 'di conferire ai liquidatori tutti i poteri necessari per addivenire alla liquidazione e piu' precisamente: la cessione dell'azienda sociale, di rami di essa, ovvero di singoli beni e diritti, o blocchi di essa (art. 2487 c.c.) previa autorizzazione a maggioranza dell'assemblea dei soci'. Il programma delineato dalla precedente giunta era, dunque, ben diverso da quanto rappresentato per pura propaganda. Quindi, in sintesi: i conti della societa' erano deficitari, tanto da far pensare al fallimento (si legge sempre nel richiamato verbale: 'Certamente l'idea dell'assessore Febbo sarebbe una strada per evitare il fallimento ed e' pur vero che l'Ente pubblico non potra' cedere gratuitamente, ma ci si augura che le parti siano veloci a trovare una soluzione di comune accordo'); non veniva svolta neppure attivita' minima di manutenzione all'interno della struttura; il sodalizio e' stato sciolto per aprire la fase di liquidazione (che prevede notoriamente la dismissione dei beni) non certo l'acquisizione di altre quote, che peraltro nessun socio intendeva cedere alle condizioni proposte (si veda sempre il richiamato verbale assembleare); ancor prima dell'apertura della liquidazione era gia' in programma una imbarazzante cessione immobiliare, prodromica a trasferire a terzi (altro che acquisizione totale delle partecipazioni per risparmiare a livello fiscale!) la struttura che ospita il mercato. A cio' - rileva infine Pepe - deve aggiungersi che la Valle della Pescara non ha acquisito la SMA ma ha solo riportato all'interno i servizi da questa gestiti; i liquidatori, prima di lasciare l'incarico, hanno stipulato convenzioni (anche con SMA) che meriterebbero approfondimento; la transazione raggiunta con un fornitore, che ha portato notevole risparmio, nasce forse da contratti "discutibili" precedentemente stipulati; nei bilanci relativi ai precedenti esercizi era stato stranamente appostato un debito proprio verso quel fornitore, debito poi contestato in giudizio (con intuibili enormi difficolta' determinate dal 'riconoscimento') dagli stessi amministratori della societa'; i crediti dei due fornitori (in tutto circa 80mila euro) che - a mezzo del loro legale - si dichiarano insoddisfatti sono stati contestati anche nelle competenti sedi". 

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