"Il decreto di riforma del sistema portuale italiano penalizza fortemente l'Abruzzo ed i suoi scali marittimi. L'inserimento dei porti di Pescara ed Ortona nella Autorita' Portuale di Sistema facente capo ad Ancona dimostra la scarsa considerazione che il Governo dimostra di avere nei confronti del sistema logistico ed infrastrutturale della nostra Regione". Lo affermano Daniele Erasmi, presidente regionale di Confesercenti, ed il direttore Enzo Giammarino. "Ci chiediamo - dicono ancora Erasmi e Giammarino - come mai accanto ai due porti citati non compaia anche Vasto, sede di uno scalo marittimo estremamente attivo e di grande importanza per le realta' industriali dell'Abruzzo meridionale. L'Abruzzo ha purtroppo dimostrato di essere debole sotto il profilo governativo e parlamentare. Ora la Regione Abruzzo, attraverso i propri rappresentanti in Conferenza Stato-Regioni, faccia sentire forte la protesta che il mondo produttivo abruzzese volge nei confronti di un decreto che mortifica il disegno di creazione di un sistema portuale regionale in cui ogni scalo svolga una specifica funzione a servizio di tutto il territorio, pone gli scali abruzzesi sotto il controllo di una Autorita' portuale che ha sede in un territorio ed in una regione in cui non risiede alcun interesse allo sviluppo dei traffici nei porti abruzzesi, tutti potenzialmente in concorrenza con lo scalo di Ancona". "Questo decreto inoltre tradisce e sconfessa la funzione di cerniera tra Tirreno ed Adriatico che questa regione ed il suo patrimonio infrastrutturale svolgono ed ambiscono a potenziare. Per questi motivi - concludono i vertici di Confesercenti - l'unico posizionamento degli scali abruzzesi puo' essere solo ed esclusivamente sotto l'ombrello dell'Autorita' Portuale di Sistema facente capo a Civitavecchia, scalo che avra' tutto l'interesse a potenziare la direttrice tirrenico-adriatica nel reciproco interesse che vede la penisola Iberica collegarsi ai Balcani ed all'Europa orientale attraverso il corridoio che attraversa l'Abruzzo. Chiediamo ai parlamentari di far sentire la propria voce a schiena dritta".
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