Il deputato di Sel-SI, Gianni Melilla, ha presnentato una interrogazione a risposta scritta sul trasferimento del personale Ata al Miur (ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca). "La vicenda del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario gia' dipendente dagli enti locali e che a decorrere dal primo gennaio 2000 e' stato trasferito nei ruoli del personale dello Stato-Comparto Scuola - scrive il deputato nella premessa - rappresenta un grave conflitto istituzionale tra stato italiano e Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Con la sentenza prima della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e poi della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, l'Italia e' stata condannata dall'Europa. La Grande Sezione della Corte di Giustizia dell'Unione Europea il 6 settembre 2011 ha censurato il comportamento dello Stato italiano sotto il profilo della violazione della direttiva del Consiglio 14 febbraio 1977, 77/187/CEE, la quale vieta agli Stati di peggiorare il trattamento retributivo dei propri dipendenti trasferendo il personale senza riconoscere l'anzianita' maturata presso l'Amministrazione cedente. La Corte di Lussemburgo ha infatti rimarcato che l'assoluta equivalenza tra compiti svolti dal personale Ata degli enti locali e quelli del personale Ata in forza al Miur, consente alla Stato italiano di qualificare l'anzianita' maturata presso il cedente da un membro del personale trasferito come equivalente a quella maturata da un membro del personale Ata in possesso del medesimo profilo e alle dipendenze, prima del trasferimento, del Ministero. L'interpretazione dell'art. 8 della L. n. 124/99, introdotta dalla legge finanziaria n. 266/2005, dopo 6 anni del trasferimento del personale, quando la Cassazione aveva gia' riconosciuto i diritti del personale Ata connessi all'anzianita' maturata alle dipendenze degli Enti locali e il suo orientamento era ben consolidato - scrive Melilla - deve essere disapplicata in quanto finalizzata ad espropriare i lavoratori Ata del loro diritto al mantenimento dell'anzianita' maturata, in aperta e ricercata violazione delle garanzie di un equo processo e di legalita', sancite dall'art. 6 della CEDU (Corte europea dei diritti dell'uomo, ndr) e recepite dall'art. 47 della Carta di Nizza come evidenziato dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nella sentenza Agrati del 7 giugno 2011. E' necessario risolvere questo contenzioso seriale ed evitare un ulteriore ingente danno erariale alle casse dello Stato, perche' e' un problema che riguarda migliaia di persone Ata/Itp ex Enti Locali in tutta Italia. La Corte di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano a risarcire i 124 lavoratori Ata ex enti locali che non hanno accettato lo scippo di anzianita' e indennita' accessorie ratificato da CGIL-CISL-UIL-SNALS, governi di centro-destra/centro-sinistra, con somme consistenti individuali, predisposte dalla sentenza, che complessivamente ammontano a quasi un milione e ottocentomila euro (anche oltre gli 82 mila euro per dipendente)". Ricostruita la vicenda Melilla ha quindi chiesto al ministero Stefania Giannini "Se non intenda recepire in pieno le richieste delle citate sentenze della Corte di Strasburgo e della Corte di Lussemburgo dando diretta attuazione ai principi di 'parita' delle armi', di legalita', nonche' piu' in generale ad un 'equo processo', sanciti dall'art. 6 della CEDU, sancendo il divieto dello Stato italiano di intervenire con leggi interpretative nelle cause in cui egli stesso e' parte, per porre rimedio alle azioni giudiziarie intraprese con successo nei propri confronti".
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