"Il dibattito sulla chiusura del punto nascita del San Liberatore di Atri, lungi dall'essersi esaurito con la sospensione dei servizi scattata il primo novembre, sta vivendo una nuova fase di riacutizzazione polemica. A riaprire il dibattito è stato il Decreto promulgato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin lo scorso 11 novembre, che ha di fatto smantellato uno dei criteri fondamentali introdotti dell'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre del 2010. L'accordo, firmato per l'Abruzzo dall'allora presidente Gianni Chiodi, conteneva l'impegno da parte delle Regioni alla chiusura di tutti i Punti nascita con un numero di parti annui inferiori a 500. Ora il ministro Lorenzin ha introdotto l'opportunità di tenere aperti anche i Punti nascita sotto tale soglia, a patto che si ottenga una deroga dal Comitato Percorso Nascita Nazionale". Lo sottolinea il consigliere regionale del Pd Luciano Monticelli. "Il punto nascita di Atri - afferma - non ha alcun bisogno della deroga prevista dal nuovo decreto per giustificare la propria esistenza. È un reparto sicuro, apprezzato dalle mamme e che costituisce un asset strategico per la Asl teramana, servendo tutta la parte meridionale della provincia. Nel 2014 il 'San Liberatore' ha superato agevolmente la soglia di 500 parti, tant'è vero che non compare nella lista dei Punti nascita 'inadempienti', stilata pochi giorni fa dall'Agenas. Tuttavia, il mancato raggiungimento della soglia in anni precedenti il 2014 è stato inserito pretestuosamente fra i giustificativi di chiusura del Reparto, e quindi il nuovo Decreto Lorenzin interessa anche Atri: alla luce della nuova normativa, viene a mancare uno dei presupposti fondamentali della chiusura. A questo - prosegue Monticelli - si aggiunga che il Decreto rappresenta un chiaro segnale, proveniente dai piani più alti dell'organizzazione sanitaria nazionale, che il totale dei bambini nati non può essere l'unico criterio da considerare per la chiusura di un reparto; né tantomeno garanzia di un servizio sanitario sicuro, come pure si è sentito dire. Continuare ad insistere su una scelta che si dimostra ogni giorno più sbagliata sarebbe del tutto ingiustificabile, anche in considerazione che per il 'San Liberatore' la chiusura del Punto nascita può far scattare un "effetto domino" difficilmente arrestabile, come ha dimostrato il tentativo di ridimensionamento della Pediatria sventato solo poche settimane fa. I cittadini dell'intera provincia teramana devono sapere che continuando così, e al netto dei nuovi investimenti promessi, che continuiamo a sollecitare, si va verso un drastico ridimensionamento della struttura, che fra le altre cose renderebbe la Asl di Teramo strutturalmente tributaria di quelle di Pescara e Chieti. Già ora molte mamme del Cerrano e della Val Fino stanno andando a partorire a Chieti. In considerazione del mutamento nella normativa nazionale, ho consegnato ufficialmente la lettera con cui egli, insieme ad altri cinque rappresentanti della maggioranza (il capogruppo Sandro Mariani e Pierpaolo Pietrucci per il Pd, l'Assessore Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri per Abruzzo Civico, Maurizio Di Nicola per Centro Democratico), chiede ufficialmente al Presidente D'Alfonso di attivarsi per chiedere la deroga prevista dal Decreto per tutti e quattro i punti nascita oggetto di provvedimento di chiusura, e più in generale di rivedere le decisioni prese. Le giustificazioni addotte dall'assessore alla Sanità - continua - per giustificare il suo piano, che prevede la chiusura di quattro punti nascita su dodici, in un territorio notoriamente di non facile percorribilità come quello abruzzese, oltre ad essere dannose si stanno dimostrando anche giuridicamente infondate. A prescindere dalle decisioni che prenderà la giustizia amministrativa, D'Alfonso accetti finalmente di riguardare i dati, anche alla luce della nuova normativa, e dia un segnale politico: glielo chiedono sei consiglieri della sua maggioranza insieme anche a due importanti parlamentari abruzzesi: Stefania Pezzopane e Tommaso Ginoble".
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