"Mi sono sentita "cornuta e mazziata" come diciamo in Abruzzo: sono stata costretta a stare fuori dall'Italia e poi vengo contata come "italiana"?". Roberta D'Alessandro, la ricercatrice italiana che ha riposto pubblicamente al ministro Giannini chiarendo che l'Italia l'ha costretta ad emigrare così come accade con tanti suoi colleghi e che il suo lavoro é fatto da un'italiana ma all'estero, dunque "il ministro non si appropri dei miei meriti", pubblica oggi sul suo profilo FB (ben 30mila like alla sua risposta al ministro e centinaia di condivisioni) l'intervista a Repubblica nella quale chiarisce la sua posizione. "Mi sono laureata all'Aquila, poi ho fatto un dottorato in Germania - racconta - . L'ho voluto io, sia chiaro. Poi ho cominciato a pensare di rientrare, ma intanto sono stata in Microsoft, poi a Google, poi a Cambridge e alla fine in Olanda. Dove sono diventata docente ordinario a 33 anni. Nel frattempo ho fatto diversi concorsi per rientare in Italia. E guarda un po', arrivavo quasi sempre seconda". E spiega: "Ricevevo i complimenti della commissione. E in molti casi era chiaro, ed era messo a verbale, che ero più qualificata di chi aveva vinto", ma perdeva "con pretesti vari. Una volta scrissero nel verbale che l'attività svolta all'estero non era quantificabile. Diventava un demerito", "quindi quando ho sentito la frase orgogliosa del ministro sui ricercatori italiani mi é salita la rabbia. Ma come, l'attività svolta all'estero non valeva allora per farmi vioncere e vale adesso per appropriarsi dei mei meriti?". Allora "giurai che non sarei mai più tornata in Italia - aggiunge - invece ora tornerei"
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