Nel day after della legge di stabilità licenziata per la Camera, il gruppo centrista a palazzo Madama fa un primo bilancio di questi ultimi mesi vissuti sotto l'incubo della slavina, del cedimento strutturale verso altre formazioni (fittiani, verdinani, ecc.). Alla resa dei conti, le ultime dissociazioni di Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Andrea Augello (che si sono astenuti) erano messe ampiamente in conto nel gruppo di Area popolare. La slavina non c'è stata (l'addio dell'ex coordinatore non ha innescato reazioni a catena), ma permane una certa tensione legata ai prossimi passaggi politici ritenuti ineludibili. In primo luogo, il rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari e il rimpasto di governo. Entrambi gli appuntamenti ormai risultano rinviati a metà gennaio e nel gruppo guidato da Renato Schifani si nota che se con grande fatica e capacità di mediazione si è tenuto compatta la compagine in passaggi importanti come le riforme e la legge di stabilità, c'è il rischio che altri focolai di tensione si possano riaprire proprio in relazione a queste scadenze già troppo a lungo rinviate. In sostanza, a palazzo Madama Area popolare (persa la commissione Bilancio da cui s'era dimesso Antonio Azzollini) punta alla conferma della presidenza delle commissione Agricoltura in capo a Roberto Formigoni, e vuole centrare l'obiettivo della presidenza della commissione Giustizia per il senatore Nico D'Ascola. Ma cruciale sembra il discorso-rimpasto: da palazzo Madama il messaggio che arriva al leader Angelino Alfano è che dal premier Matteo Renzi va ottenuto un riequilibrio nel governo a favore dei senatori. Il ministero degli Affari regionali, insomma, che andrà a un centrista, non può essere prerogativa di un altro deputato, quando è all'equilibrio del Senato che il governo deve stare attento. In pista ci sarebbero Federica Chiavaroli e Maurizio Sacconi, mentre si dà per scontato il rientro di Antonio Gentile alle Infrastrutture come sottosegretario, in una partita, quella di sottosegretari e vice ministri, dove viene comunque invocato che i veterani cedano spazio ad altre personalità.
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