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Pubblicato il 10/05/2016 22:10

"Se vince il si' ci sara' finalmente una democrazia in questo Paese"

E' quanto ha dichiarato a Chieti il sottosegretario Davide Faraone

"Se vince il si' ci sara' finalmente una democrazia in questo Paese. Una Camera soltanto, differenziazione dei ruoli e un governo con una maggioranza al termine dei cinque anni valutabili senza scuse. Se vince il no, torniamo invece a un sistema politico, quello col proporzionale, con le preferenze uniche, quelle in cui non si riusciva a costruire mai coalizioni di governo, in cui si parlava sempre di rimpasti". E' quanto ha dichiarato oggi a Chieti il sottosegretario all'Istruzione, Universita' e Ricerca Davide Faraone (Pd), nel corso di una conferenza stampa per promuovere i comitati Open Abruzzo per il si' al Referendum costituzionale. "Prendere una frase e costruire un concetto e' un errore. E' stata fatta una constatazione oggettiva da parte del ministro Boschi - ha aggiunto Faraone commentando le affermazioni dello stesso ministro che ha accostato CasaPound a chi votera' per il no -. E cioe' il fatto che attorno al no di questo referendum ci siano tutte le forze della conservazione, da destra a sinistra, personaggi che dicono di essere in contrasto l'uno con l'altro si stanno tutti concentrando su una posizione politica vittima anche di una concezione immatura della nostra democrazia. Ricordo che anche la sinistra in passato ha avuto questo limite quando c'era Berlusconi. Invece - ha concluso il sottosegretario - io credo che noi dobbiamo avere la capacita' di guardare nel merito. E quelle cose che noi abbiano fatto in pochissimi mesi erano quelle che l'Ulivo e il centro sinistra volevano fare da tantissimi anni"

 Con la riforma costituzionale "c'e' finalmente una ripartizione chiara dei poteri delle Regioni rispetto a quelli dello Stato e ci sono tagli drastici ai costi della politica. Il fatto che comunque si abolisce una Camera e quindi si aboliscono stipendi per i senatori, sono segnali importanti'. C'e' una Camera di rappresentanza delle Regioni e un'altra piu' politica che si occupa del programma complessivo del Paese. Se si lega questa riforma a quella elettorale - ha osservato il sottosegretario - c'e' la straordinaria possibilita' data ad un partito di avere il 60% dei parlamentari e il che significa avere cinque anni per trasformare le idee che ha propagandato in campagna elettorale in leggi dello Stato. Se non ce la fa e' giusto che vada a casa"

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