Continua la discussione sulle conseguenze che la legge abruzzese potra' avere in Italia dopo il via libera all'uso terapeutico della cannabis arrivato dal Governo. Chi ha sottoscritto il testo bipartisan fa notare che cio' non prelude a un uso indiscriminato della sostanza, "il dibattito sulla legalizzazione si fara' in altra sede". Il promotore e primo firmatario della legge, il consigliere regionale Maurizio Acerbo, invita il ministro Lorenzin "invece di fare comizi proibizionisti, a garantire l'accesso alla cannabis terapeutica sul territorio nazionale". Gia' ieri il ministro aveva definito il clamore sulla vicenda una "non notizia". Usata, ha ribadito oggi Lorenzin, "da chi vuole la depenalizzazione dell'uso di queste sostanze, a cui io sono assolutamente contraria". Misurato il commento di Marco Cappato, tesoriere dell'associazione "Luca Coscioni": "La notizia sancisce una conquista nell'accesso alla terapia per molti malati e un passo avanti nella lotta al proibizionismo che, di fatto, cerca di accomunare sostanze diverse". Cappato plaude all'articolo 4 sull'informazione sanitaria per medici e farmacisti "da effettuare con il supporto del Centro Regionale di Farmacovigilanza". "In Italia - ribatte Acerbo - la possibilita' dell'uso terapeutico di fatto e' negata o troppo costosa e la produzione quasi inesistente, tanto che bisogna importare i farmaci a caro prezzo".
E il senatore Luigi Manconi (Pd) chiede di incaricare lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, "che gia' prepara diverse tipologie di materiali sanitari, farmaci e presidi medico-chirurgici, di produrre medicinali cannabinoidi per i pazienti italiani". "Come spesso avviene in Italia - aggiunge Cappato - il problema non e' la carenza di leggi, ma la loro applicazione. Molti medici e farmacisti prescrivono con tranquillita' farmaci come oppiacei, metadone, morfina, ma sulla cannabis c'e' ancora un forte tabu'". La norma della Regione Abruzzo e' stata promossa nel 2011 dai consiglieri Acerbo (Prc) e Antonio Saia (Ci), sulla base di un testo redatto con il contributo della "Luca Coscioni", e sottoscritta da due consiglieri di maggioranza, Walter Di Bastiano (Ncd) e Riccardo Chiavaroli (Fi). Sono questi ultimi due a sottolineare oggi l'importanza del "passo avanti fatto nei confronti di tanti malati di sclerosi, neoplasie, Alzheimer e Parkinson" e a precisare: "In Abruzzo non abbiamo stabilito l'uso indiscriminato della cannabis. Il dibattito sulla legalizzazione si fara' in altra sede, ma si e' affermato il principio che, laddove altri farmaci siano inefficaci, i medici di base possano prescrivere farmaci a base di cannabinoidi". Sul versante scientifico Gianluigi Gessa, docente di Neuropsicofarmacologia all'universita' di Cagliari, ricorda che si tratta di "una sostanza che esiste da 38 milioni di anni ed e' stata usata per quattromila. Con una sua maggiore diffusione ci si accorgera' che non porta necessariamente alle droghe pesanti, non provoca schizofrenia. Cadra' tutta quella retorica populista che ha portato al proibizionismo"
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