I dati delle chiusure aziendali del terzo trimestre 2016 dipingono un quadro tra luci e ombre: da un lato si rafforza il calo delle procedure concorsuali mentre, dall'altro, tornano ad aumentare le liquidazioni volontarie di imprese in bonis, un segnale che potrebbe indicare aspettative meno positive degli imprenditori. Questa la sintesi dei dati raccolti da Cerved, gruppo leader in Italia nell'analisi del rischio di credito e nella gestione dei crediti deteriorati, diffusi oggi da Cerved. Fra luglio e settembre 2016 si conferma e si rafforza la diminuzione del numero delle imprese fallite: sono 2,6 mila con un calo di circa il 14% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Con questo dato, il numero di fallimenti registrati nei primi nove mesi dell'anno tocca quota 10 mila (-6%). Per effetto del crollo di domande di concordato preventivo (-39%), tra gennaio e settembre risulta in forte calo anche il numero di procedure non fallimentari (-32%). Nel terzo trimestre del 2016 si è invece impennato il numero di liquidazioni volontarie di imprese in bonis: circa 14 mila, il 17% in più dello stesso periodo dell'anno precedente. Il dato porta il totale di chiusure volontarie registrate nei primi nove mesi dell'anno a quota 44 mila, +6% su base annua. Il numero delle procedure fallimentari si conferma in calo nel terzo trimestre 2016 (-14%), portando ad una riduzione consistente anche sui primi nove mesi dell'anno: il totale dei fallimenti raggiunge quota 10 mila, in calo del 6% sul 2015, rimanendo comunque a livelli doppi rispetto al 2008. Fra gennaio e settembre risultano in diminuzione i fallimenti in tutte le tipologie di impresa con le società di persone (-6,4%) e di capitale (-6,3%) a guidare il trend. Se la riduzione delle procedure è diffusa a tutti i settori dell'economia, l'Osservatorio Cerved evidenzia come le costruzioni abbiano segnato il calo più marcato, con 2,1 mila imprese fallite fra gennaio e settembre (-8,5% sul 2015), in ulteriore accelerazione rispetto al calo registrato un anno fa. Anche nei servizi il calo delle procedure si accentua nel 2016: 5,3 mila fallimenti nei primi nove mesi, in calo del 6,5% su base annua (contro il -1,1% dell'anno precedente). Nell'industria la diminuzione dei fallimenti prosegue invece a ritmi minori: sono 1,6 mila le imprese manifatturiere fallite fra gennaio e settembre 2016, -1,1% rispetto al 2015 (-13,3% l'anno precedente). Analizzando la distribuzione geografica dei fallimenti, la situazione appare frammentata: se Abruzzo (-33%), Friuli Venezia Giulia (-19%) e Calabria (-18,5%) sono le regioni con i cali più marcati, Sardegna (+43%), Trentino Alto Adige (+7%) e Sicilia (+6,3%) registrano incrementi particolarmente evidenti.
Nel corso del terzo trimestre 2016, le procedure concorsuali non fallimentari hanno confermato il calo in atto da oltre un anno: sono state aperte 327 procedure, oltre un terzo in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo dato porta il totale delle insolvenze non fallimentari aperte nei primi nove mesi del 2016 a quota 1,3 mila, il 32% in meno rispetto allo scorso anno e livello più basso dal 2009. Il calo delle procedure è attribuibile soprattutto alla forte riduzione dei concordati preventivi che - nei primi nove mesi del 2016 - hanno registrato 653 domande di concordato, in diminuzione del 38% sull'anno precedente e al di sotto dei livelli del 2009. È un trend destinato a proseguire nei prossimi mesi, visto anche il crollo dei concordati in bianco , che nello stesso periodo sono passati da 1,8 mila a 880 (-52%), molto lontani dai picchi del 2013 (3,6 mila). Il netto calo delle procedure ha riguardato tutti i settori e le aree del paese con tassi a doppia cifra. Spiccano le performance di industria (-36,4%) e Nord Ovest (-37,3%). In contrasto con il calo di fallimenti e procedure concorsuali, tornano ad aumentare le liquidazioni di imprese in bonis: secondo le stime di Cerved sono oltre 14 mila le procedure avviate nel corso del terzo trimestre 2016, in aumento del 17% rispetto allo stesso periodo del 2015. Complessivamente, fra gennaio e settembre, le liquidazioni raggiungono quota 44 mila (+5,9%). Tipicamente, gli imprenditori scelgono di liquidare le proprie aziende quando considerano il flusso dei profitti attesi non sufficiente a mantenere attiva l'impresa: l'aumento delle procedure, quindi, non segna un peggioramento della condizione economico-finanziaria delle imprese ma sono un segnale di aspettative meno positive da parte degli imprenditori sui redditi futuri. A livello settoriale, l'incremento delle liquidazioni dei primi nove mesi ha riguardato i servizi (+8,5%), restano stabili le costruzioni (+0,6%) mentre prosegue il calo dell'industria (-4%). Dal punto di vista della geografia d'impresa, gli incrementi sono diffusi in tutto il paese, con peggioramenti più marcati al Nord (+10,5% nel Nord Ovest e +5,8% nel Nord Est) rispetto al Centro (+3,1%) e al Sud (+1,9%).
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