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Pubblicato il 27/04/2016 14:02

Cna chiede riduzione delle tasse per il rilancio dell'Abruzzo

Masterplan, oltre a fondi nazionali e comunitari da una parte, riduzione della pressione fiscale dall'altra. Questi gli strumenti che, a detta della Cna Abruzzo, possono contribuire in modo decisivo al rilancio della micro e della piccola impresa, che una difficile congiuntura economica ha relegato come regione in fondo alla classifica nazionale della ripresa.

"Sul Masterplan - dice il presidente della Cna Abruzzo, Italo Lupo - abbiamo gia' piu' volte espresso pubblicamente il nostro giudizio positivo. Tuttavia, si tratta per la quasi totalita' di interventi di carattere infrastrutturale, mentre noi riteniamo che vada aggiunto un capitolo dedicato allo sviluppo, con misure dedicate al credito, all'innovazione e al sostegno dell'occupazione. Quanto ai fondi nazionali e comunitari (Fondo sviluppo e coesione; Por-Fesr e Por-Fse) - secondo il presidente della confederazione artigiana abruzzese - occorre accelerare con decisione i tempi di pubblicazioni dei relativi bandi, visto che le misure contenute in questi programmi sono gia' dotate dei fondi necessari, condivise con le forze sociali, determinanti per lo sviluppo della nostra economia, come credito e formazione. Infine, resta decisiva la riduzione della pressione fiscale su impresa e cittadine: l'uscita del commissariamento per il sistema sanitario abruzzese, di cui si parla in questi giorni - osserva il presidente regionale della Cna - deve tradursi anche nella cancellazione delle addizionali su Irpef e Irap, che negli ultimi anni sono state un ulteriore elemento di perdita di competitivita' per il nostro sistema produttivo".

Per quanto riguarda i dati del primo trimestre 2016 secondo Aldo Ronci "basta dire che mentre la flessione percentuale tra iscrizioni e cancellazioni e' stata dell'1,50%, a livello nazionale si e' attestata all'1,18%: in altri termini, se la flessione dell'Abruzzo fosse stata in linea con la media Italia, le imprese artigiane in meno sarebbero state 378 anziche' 480. Ma e' vero anche che, se guardiamo alle imprese in generale, l'artigianato sembra andare meno peggio di tutto il resto: perche' lo 0,66% di flessione del totale delle imprese e' tre volte tanto la media nazionale che e' dello 0,21%. Insomma, questione di angolo visuale attraverso cui filtrare valori assoluti e percentuali: anche perche', guardando agli ultimi cinque anni, si tratta per l'artigianato del risultato meno negativo, anche in considerazione del fatto che nel primo trimestre del 2016 le iscrizioni sono tornate a crescere (+61 sul 2015). Tra le province, giu' il Chietino, che ha subito una diminuzione dell'1,99%: terzultimo posto della graduatoria nazionale delle province italiane, appena sopra Frosinone (-2,35%) e Isernia (-2,72%). In valore assoluto, la de'bacle della provincia di Chieti (-180) supera di gran lunga le altre (L'Aquila con -112; Teramo con -107 e Pescara con -81), ma a mettere tutti d'accordo, in negativo, sono valori percentuali di flessioni: tutti superiori al valore medio nazionale. Il saliscendi si conferma anche tra i settori produttivi. Come nelle costruzioni, dove mancano all'appello 258 unita', dove  sorprende la punta negativa aquilana, che perde per strada 77 imprese, ma dove e' vero pure che nel primo trimestre dell'anno passato andava volto peggio (-336). Male anche l'industria manifatturiera (117, con il picco negativo nel Chietino), il trasporto (38), le attivita' ricettive (25), i servizi per la persona (8) e le riparazioni di auto e apparecchi per la casa (4).

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