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Pubblicato il 15/02/2016 20:08

Di Matteo cittadino onorario di nove Comuni d'Abruzzo

"Sentiamo tante volte, a mio parere, anche troppo spesso, parlare della necessita' di modificare la nostra Costituzione. Io da cittadino, prima ancora che da magistrato, avverto un'esigenza piu' pressante che e' quella di applicare la nostra Costituzione". Lo ha detto, a Pescara, il magistrato Nino Di Matteo, parlando agli studenti nel corso della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria di Pescara e altri otto Comuni abruzzesi. "Per me - ha proseguito - questo abbraccio ideale che oggi avete voluto dedicarmi, costituisce una splendida occasione per scolpire ancora piu' profondamente nella mia coscienza di magistrato, prima ancora che nella mia mente, la convinzione che l'essenza piu' autentica, piu' nobile della funzione del magistrato non e' quella dell'esercizio di un potere, ma quella di rendere un servizio alla comunita'. Anche nei momenti di maggiore difficolta' - ha sottolineato - e' la convinzione che mi anima e mi sostiene nel cercare di portare avanti il lavoro del magistrato, che e' quello di servire la collettivita' e in particolare i piu' deboli, gli onesti, l'esercito dei silenziosi senza potere. Una collettivita' che dalla magistratura e dal singolo magistrato - ha aggiunto - deve attendersi e deve pretendere reale indipendenza di azione, reale autonomia da ogni altro potere, non soltanto da quello politico. Deve attendersi e pretendere dalla magistratura coraggio, decisione nel perseguire l'obiettivo di contribuire alla effettiva attuazione dei principi costituzionali e, in particolare, al principio fondamentale dell'eguaglianza di tutti cittadini dinanzi alla legge". Al magistrato palermitano, che ha istituito alcuni dei principali processi contro la mafia ed e' per questo sottoposto a misure di sicurezza straordinarie, hanno conferito la cittadinanza onoraria i Comuni di Pescara, Chieti, Montesilvano, Spoltore, Citta' Sant'Angelo, Bucchianico, Miglianico, Mosciano Sant'Angelo e Pineto. "Dalla parte della legalità", questo il nome dell'evento odierno ospitato nella sala d'Annunzio dell'ex Aurum e organizzato dal Consiglio comunale di Pescara, hanno preso parte anche 18 istituti tra scuole medie e superiori.

"E' nel dna della mafia, in particolare di cosa nostra, la ricerca del rapporto con la politica, con le istituzioni, con il mondo dell'economia, delle impresa, della finanza e con il mondo delle professioni. Per i mafiosi quel tipo di rapporto con il potere e' assolutamente fondamentale per la stessa esistenza in vita delle loro organizzazioni, senza quei rapporti la mafia non avrebbe mai potuto raggiungere la potenza e la pericolosita' che la contraddistinguono". Cosi' il magistrato Nino Di Matteo - che ha indagato sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone e aolo Borsellino - parlando agli studenti nel corso della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria di Pescara e altri otto Comuni abruzzesi. "I mafiosi, le teste pensanti delle organizzazioni mafiose - ha proseguito - sono assolutamente consapevoli dell'importanza di questo rapporto con il potere e per questo motivo da piu' di 150 hanno progressivamente accresciuto la loro potenzialita' criminalita'. Hanno la piena consapevolezza di quanto siano fondamentali per loro questi rapporti esterni e purtroppo, io credo che lo Stato, le istituzioni politiche nel loro complesso, non hanno ancora dimostrato con i fatti di voler definitivamente puntare a recidere una volta e per sempre questi legami. Questo, a mio parere, e' il motivo per il quale, pur avendo vinto importanti battaglie contro le organizzazioni mafiose, ancora non riusciamo a vincere la guerra. Continua - ha sostenuto Di Matteo - ad esistere una ingiustificata divaricazione tra l'efficacia e giusta caratterizzazione di severita' rispetto alla repressione dell'ala militare delle organizzazioni e la sostanziale inadeguatezza degli strumenti legislativi a nostra disposizione per colpire i rapporti esterni delle organizzazioni mafiose con il potere".

"Da cittadino, prima ancora che da magistrato, auspico che la politica si riappropri di un ruolo di prima linea nella lotta alla mafia, di una capacita' di denuncia e di far valere la responsabilita' politica di certi comportamenti anche quando non costituiscono reati". Cosi' il magistrato Nino Di Matteo, parlando agli studenti nel corso della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria di Pescara e altri otto Comuni abruzzesi. "Auspico - ha proseguito - che si riappropri di quel connotato che caratterizzo' fortemente, anche in certe fasi drammatiche della nostra storia, l'azione di partiti politici all'epoca all'opposizione e che caraterizzo' in certe fasi l'attivita' delle commissioni nazionali antimafia e, per esempio, l'attivita' politica di uomini come Pio La Torre, che, prima ancora che scattassero le indagini della magistratura, nella relazione di minoranza della commissione parlamentare antimafia del 1976 avevano il coraggio di indicare i nomi e i cognomi, i fatti e le prove, dei personaggi politici, del mondo dell'imprenditoria e della finanza siciliana e non solo, che colludevano con i mafiosi. Quello era un esempio di politica antimafia vera".

"Dobbiamo comprendere tutti, magistrati, forze dell'ordine, istituzioni politiche e societa' civile, che oggi mafia e corruzione, delitti di criminalita' organizzata e delitti contro la pubblica amministrazione, rappresentano due facce della stessa medaglia. Due aspetti diversi di un unico sistema malato, che si va espandendo come un cancro". Lo ha detto, a Pescara, il magistrato Nino Di Matteo, parlando agli studenti nel corso della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria di Pescara e altri otto Comuni abruzzesi. "Oggi - ha proseguito - ci dobbiamo confrontare con un sistema criminale integrato, in cui i delitti contro la pubblica amministrazione rappresentano, spesso, uno strumento attraverso il quale le mafie penetrano le istituzioni pubbliche, eppure, ad oggi, il quadro normativo in vigore garantisce ancora purtroppo ai collusi, ai facinorosi delle classi piu' ricche, spazi troppo ampi di sostanziale impunita', in particolare, attraverso il sistema della prescrizione dei reati. Purtroppo - ha aggiunto tra gli applausi del pubblico - con l'estinzione dei processi, con la declaratoria di prescrizione, si finisce per vanificare non soltanto gli sforzi dei magistrati e delle forze di polizia, ma, prima ancora, si mortificano le aspettative delle persone offese e di tutti i cittadini onesti che hanno diritto alla trasparenza e alla pulizia dell'amministrazione della cosa pubblica"

 

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